IL VIAGGIO – Il Deserto.
giugno 28, 2012 § 12 commenti
Narra un’antica leggenda che Allah, in collera con gli uomini, decise un giorno di punirli facendo cadere sulla terra un granello di sabbia per ogni loro peccato; e dove un tempo c’erano foreste e savane, nacque il Sahara, il deserto più grande.
Deserto deriva dal verbo latino deserere ,ovvero lasciare abbandonare. Diventa quindi metafora del malessere di vivere, simboleggia l’abbandono – un atto di spoliazione – dei condizionamenti culturali e ambientali, un’avventura al centro di sé stessi nella speranza di cogliere il vero senso, il valore autentico dell’esistenza umana. Sahara è una parola araba che significa grande vuoto.
Gian Carlo Castelli Gattinara, professore di antropologia culturale, affascinato dalla civiltà tuareg ha vissuto a lungo con loro e ha tradotto e trascritto alcune poesie sui temi dell’amore della guerra e dell’onore. I tuareg sono una popolazione nomade, parlano la lingua dei berberi da cui discendono, sono riconoscibili dalla carnagione chiara e dai turbanti blu scuro che indossano. Le donne tuareg si adornano di magnifici gioielli in argento. Sono padroni del tempo. Ne hanno tanto e lo spendono per dare valore alle cose belle della vita: come la conversazione con gli amici, le ridenti fanciulle, il vento del deserto, il comporsi e lo scomporsi della carovana, il fresco della sera. I tuareg non si pongono limiti. Non inseguono il denaro, la loro ricchezza è la mandria. Persino il loro nomadismo esula dal movimento, il tuareg è nomade anche da fermo,l’essere nomade come modo di vivere ma anche modo di pensare. I tuareg sono attenti osservatori della vita e i versi affascinanti delle loro poesie cantano i turbamenti dell’anima, ma anche il brusio dei piccoli fatti quotidiani. Attraverso i racconti recitati la sera intorno ai fuochi i giovani della tribù imparano a diventare adulti, a incontrare una donna, a conoscere l’onore, la vergogna, il prestigio e il valore di un cammello.
Innaji, sprona il tuo cavallo in nome di colei cui forgiasti un anello!
Come per te meravigliosa è la tua donna, Fatima per me fra tutte è la più bella,
non somigliano alle altre le sue mani, i suoi piedi, l’aspetto del volto,
la forma dei fianchi, i suoi occhi truccati con cura
su cui scendono sopracciglia di un nero profondo
il suo naso ben modellato che ferisce il cuore
il pensiero di lei diventa al mio cuore come l’erba nel fuoco.
Il seno risplende sul busto e illumina il collo,
come piume di struzzo i capelli ricoprono il capo,
sulle spalle ricadono, agli amuleti confusi,
se guardi i suoi fianchi, la follia ti rapisce,
le anche racchiudono un florido ventre,
le cosce son quelle di ben nutrita puledra
lunghe e robuste le gambe, ben alti i suoi glutei
ondeggianti quand’ella cammina………
(traduzione di G.C.Castelli Gattinara)
Sono stata una sola volta nel deserto e non lo scorderà mai!
c’è una sequela di emozioni che ti lasciano senza fiato
preparerò una terza parte di Sahara
Molto diversa dalla prima parte, che era sotto forma di narrato, questa è più discorsiva ma ugualmente interessante con in appendice una bella poesia tuareg.
esatto…più nel senso del deserto ma fuori dal vissuto , a volte certe considerazioni nascono dallo sviscerare l’argomento con elementi più nozionistici
Interessante.. , BUONA GIORNATA e a presto! 🙂
Ho avuto qualche problema con la connesione al tuo blog, ero rimasta al post del 30 maggio, e stamattina trovo questa meraviglia di articoli sul deserto!!! Sono tornata alla mia infanzia, ai racconti che papà mi faceva dell’Africa e delle popolazioni che lui amava moltissimo. Ha scattato centinaia di foto che risalgono agli anni della guerra e che ancora conservo. Avrei voluto incollarne un paio nel commento ma non ci riesco.
Nel mio blog ne ho anche scritto qui http://iraida2.wordpress.com/2011/11/28/linfinito-istante/.
Spero che continui con i tuoi raconti.
A presto!
ne ho uno quasi finito…lo pubblicherò…il deserto ha una sua magia
Molto interessante.
Grazie
Stefano
grazie a te
Allora la terra dovrebbe essere un interminabile deserto, considerato come siamo peggiorati ultimamente!
😦
Riguardo al tempo che è sempre poco, al correre e alla competizione che ci impone questa società (e ai quali cerco di sottrarmi come posso, alla seconda ci riesco molto meglio) … vorrei essere un tuareg 🙂 ed essere perfettamente padrona del mio tempo!
Bellissima tua riflessione con un’altrettanto bellissima poesia, ciao
il tempo è una definizione…