Ma cosa sono i Dentrobatidi

luglio 31, 2017 § 5 commenti

Una voce circolava tra i laboratori: la direzione stava cercando persone per una missione strategica, e qualcuno tra i miei colleghi pensava di offrirsi volontario per guadagnare dei punti.
Sarebbe stato meglio se ce la fossimo giocata alla pagliuzza più corta, invece il Dott. Gianti mi chiamò nel suo ufficio super tecnologico con quella scrivania che praticamente è lo schermo di un megaPC. Mi aveva blandito con le solite menate: “Uno solerte come lei, preparato, puntiglioso e preciso” e intanto armeggiava strisciando le dita sulla scrivania dove apparivano immagini di foreste, di fiumi, baracche e barche.
“Il target è questo, bisogna eseguire una accurata ricerca sui Dentrobatidi, bisogna studiarne le tossine e la loro applicazione nel nuovo farmaco Calmix”.
“Scusi io credevo che il Calmix fosse pronto per la commercializzazione, non che fosse in fase di elaborazione”.
“Abbiamo avuto dei problemi sui test e effetti collaterali poco piacevoli”.
“Bene, posso mettermi al lavoro immediatamente se mi procurate il materiale necessario”.
“Appunto, lei si metterà al lavoro da questo momento, il materiale bisogna procurarselo e precisamente sarà lei a provvedere e questo materiale si trova in Amazzonia. Buongiorno”.
Uscii dall’ufficio con la mente in pieno subbuglio: io sono un ricercatore da laboratorio, la mia arma è il microscopio, le mie munizioni sono le provette e il mio lanciafiamme è il beccobunsen.
Poi, tra l’altro, che cosa sono i dentrobatidi? A quello potevo rimediare velocemente, una ricerca su Google e sicuramente le informazioni sarebbero fluite.

Sono ancora intento a guardare quella specie di rana gialla e nera e a leggere che era ricca di tossine che gli indigeni estraevano per fare il veleno in cui intingere le frecce, quando la segretaria mi comunica che ha già i biglietti aerei per Manaus e che il volo è alle 22,00 di quel giorno. Milano-Lisbona-SanPaolo-Manaus, come bere un bicchier d’acqua. L’unico volo che avevo fatto prima di allora era un Milano-Catania solo andata – il ritorno lo avevo fatto in treno perché avevo sofferto il mal d’aria ma questo era lavoro e non potevo dire di no. Butto qualche vestito in una borsa, non so neanche cosa portarmi e come vestirmi, ma per quanto riguarda la tecnologia ho le idee chiare, telefonino, I-pad, Pc portatile, macchina fotografica, analizzatore di spettro, microscopio laser, tre led ad alta efficienza, tutti i carica batteria necessari e una riserva di energia. La borsa non basta e allora trasferisco tutto in uno zaino da trekking. Devo sbrigarmi per arrivare in tempo all’aeroporto e devo passare in farmacia per far scorta di medicinali essenziali ed aggiungere a quelli il Travelgum. Lo zaino pesa un accidente e riempio di medicine le tasche laterali sotto lo sguardo attonito della farmacista che sbotta “Ma dove va? In Amazzonia?” Ma è così evidente?, mi chiedo.
Come un ebete arrivo in aeroporto e mi fanno un sacco di menate perché lo zaino è fuori misura, ma finalmente mi imbarco e a ogni scalo è la stessa ma ormai sono travelgum-dipendente. Dopo due giorni arrivo a Manaus, il caldo mi dà una mazzata che credo di morire, respirare è una fatica, l’aria sembra liquida. Vado in albergo che puzzo come una carogna, esco dalla doccia e praticamente svengo sul letto. La mattina vengo svegliato dalla donna delle pulizie, è tardi e non faccio più in tempo per la colazione. Improvvisamente mi ricordo che sono due giorni che non mangio. Scendo nella hall con la fotografia della rana maledetta e mi indicano un posto al porto fluviale dicendomi che c’è un tipo che mi può aiutare. Dopo aver mangiato esco dall’hotel e il caldo mi assale, trovo la persona indicatami e la sua barca, ma nessuno dei due mi dà fiducia. Non ho scelte, prendo il mio zaino e via verso l’ignoto. Dopo quattro ore di navigazione e una buona dose di Travelgum arriviamo in un villaggio sul fiume. La mia base per le ricerche e per la notte. Mi sistemano in una baracca con un pagliericcio come letto. Naturalmente qui la civiltà non è ancora arrivata, non c’è energia elettrica e perciò al buio tutti a nanna. Verifico le mie attrezzature e le batterie non sono proprio al 100% ma non mi preoccupo. Provo a collegarmi ma naturalmente niente. La mattina si parte alla ricerca di Dentrobatidi, la giungla ci avvolge, le zanzare banchettano con il mio sangue e mi trasfigurano, ogni mia parte esposta viene attaccata e naturalmente tra le medicine varie non ci sta un repellente. Dopo tre ore di cammino sono disfatto ma di quella maledetta rana gialla neanche l’ombra. Le gambe incominciano a cedere e cado nel fango più volte, poi cado nell’acqua, lo zaino mi tira a fondo, la mia guida mi tira all’asciutto e mi ricorda che possono esserci i piranha. Guardo sconsolato le mie attrezzature, tutta la mia tecnologia avanzata distrutta da una misera pozza d’acqua. Ritorniamo al villaggio e sono in condizioni disperate, sono incrostato di fango, la mia pelle è una grattugia e il prurito non mi dà tregua. Cerco di lavarmi con circospezione, il pensiero dei piranha non mi abbandona. Il giorno dopo ritorniamo a Manaus e medito sulla mia disfatta. Non ho risolto nulla e ho buttato via un sacco di soldi di attrezzature. Mentre mi avvio verso il mio hotel leggo un cartello “ Laboratorio di analisi”; colto da un lampo di lucidità entro e chiedo lumi su quella maledetta rana gialla. La risposta è traumatica: “Signore se ci scriveva una mail le avremmo inviato le tossine già estratte con pagamento in contrassegno”.
Svolgo tutte le pratiche e faccio inviare tutto in laboratorio. Almeno la parte lavorativa è risolta. “Cazzo se ci avessi pensato prima mi sarei risparmiato tutto sto casino”.
In hotel verifico il contenuto del mio zaino, sembra tutto distrutto, forse solo il telefonino dà qualche segno di vita. Improvvisamente la suoneria inizia a squillare e le note dell’inno alla gioia si diffondono nella stanza, rispondo con trepidazione: “Pronto”.
“Buongiorno sono Luisa e la chiamo per conto di Vodafone…”.
“Ma vafff”.

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MA IL TEMPO….?

Maggio 28, 2017 § 11 commenti

TEMPO

A Istanbul c’è un museo piccolo dove sono esposti i meccanismi degli orologi e in una stanza c’è una grande clessidra montata su una basculla che ruota quando si vuota da una parte, come a simboleggiare lo scorrimento perpetuo del tempo.

La sabbia che rotola verso il basso da come una suggestione ipnotica, se ti soffermi a guardare questo movimento ti viene difficile staccarti e quando ci riesci per qualche attimo sei frastornato, bellissimo.

Una sensazione particolare molto sottile ma intensa; il tempo che scorre ineluttabile e ci porta in una dimensione temporale che va oltre la nostra comprensione ,è questo che crea la suggestione.

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Tutti noi diamo per scontato il concetto di infinito……del non inizio e della non fine del tempo …questi due concetti hanno sempre fatto riflettere, senza poi riuscire a trovare una ragione e difatti poi il pensiero si nasconde in un angolo e resta lì sopito fino a spuntare improvviso davanti a un tramonto…una eclisse….una falce di luna che sorride.

Oppure al mare la sera quando vicino all’acqua si sente il movimento del mare, la risacca e questo moto continuo porta una strana sensazione come di appartenenza a un mistero così grande e nello stesso tempo dà il senso dei nostri limiti e anche dell’importanza dell’essere al mondo, la vita come un dono da non sprecare e ci mostra la nostra fragilità …quel nostro essere insignificanti al cospetto di tanta grandezza e magnificenza ma allo stesso tempo partecipi e consci che se non fossimo vivi questo non ci sarebbe dato di vedere e che facciamo parte di un tutto un …..io.

Ma cosa misura il tempo passato?.. La trasformazione delle montagne , il movimento delle faglie tettoniche. Troppo grande questo lasso di tempo ,è fuori dalle nostre capacità di apprendimento , lo accettiamo come un dogma ma ne restiamo fuori, lo guardiamo come una cosa estranea. Il tempo che ci riguarda…. come lo misuriamo? ..gli anni che senso hanno, guardiamo il nostro corpo che si modifica, cresce , si modifica , decade ma siamo sempre noi .

Guardiamo le modificazioni di chi è intorno a noi …vediamo le evoluzioni che il tempo porta ma ne abbiamo la netta sensazione ? Dovremmo sceglierci un albero e ogni tanto andarlo a guardare . Quando nasce un bimbo dovremmo piantare un albero e regalarglielo. Lui potrebbe andare a vederlo una volta all’anno , guardare come si evolve , i rami che svettano verso il cielo . Curarlo, eliminare i nidi di filossera , accarezzare i rami contorti , guardare le foglie che cadono , contare i nidi che albergano nella chioma.

Ogni cosa allora si ridimensiona passa come in un setaccio e resta poi solo il cuore delle cose che hanno veramente importanza, ma…. abbiamo la memoria corta come il nostro tempo.

Baku- Azerbaijan

Maggio 15, 2017 § 7 commenti

 

BAKU Torre

Stare lontano da casa incomincia a pesarmi, forse perché ho incominciato la ricostruzione del tessuto umano che mi circonda ed i miei interessi culturali e ricreativi. Ho passato un paio di mesi nel caldo dell’Oman e ho già rifiutato un paio di contratti . Devo abituarmi a stare a casa e il mio orto mi aiuta ,devo dissodarlo , il terreno è ancora freddo ma la motozappa macina tranquilla.

La mia mente si rilassa e la musica nelle cuffie copre il rumore del motore , penso al lavoro successivo, dovrei potare la vigna. Interrompo per fumarmi una sigaretta e il telefonino lampeggia “chiamata persa” .Controllo , è il numero di una delle compagnie per le quali lavoro, sarà un nuovo contratto che non ho voglia di accettare , richiameranno.

In quel momento ronza nuovamente , eccoli, la voce della segretaria mi comunica che L’Ing.Lup.Mann.Cav. di GranCroce deve parlarmi.

ho un lavoro per Lei “

Forse avete bisogno di me ? attualmente sono impegnato” (devo potare la vigna)

Ci sarebbe un lavoro di pochi giorni che richiede una figura professionale come la sua”

Quando e dove?”

Tra un paio di settimane e per un paio di settimane”

Dove?”

A Baku Azerbaijan”

Segue una serie di particolari sul tipo di lavoro ,piattaforma petrolifera, la cosa non mi entusiasma , conosco la sensazione di solitudine di quel tipo di locazione ma Baku mi attrae ci sono già stato qualche anno fa, il tempo di permanenza è corto e il lavoro interessante , accetto.

Volo diretto Genova _ Instambul pernottamento e altra tratta Instambul- Baku

L’aeroporto di Instambul è coperto di neve per andare in Hotel è un problema perché i taxi sono rari ,riesco a prenderne uno e senza grossi problemi mi porta a destinazione, volevo approfittare di questa sosta per fare un giro in questa capitale ma la sorte non mi è stata amica , la neve continua a cadere copiosa ed è meglio non avventurarsi per la strade anzi sono preoccupato per la mattina quando dovrei ripartire. La mattina il pulmino dell’Hotel mi porta in aeroporto dove arriviamo in ritardo a causa di slittamenti vari e una velocità ridottissima.

Il volo è in ritardo , ci fanno salire ma sulle ali c’è una crosta di ghiaccio, quando siamo pronti l’aereo lentamente si sposta verso un hangar dove esce un macchinario che soffia sulle ali eliminando il ghiaccio e il tutto dura circa una ora. Una novità ,dopo tanti anni di voli nei paesi più strani è la prima volta che assisto ad un simile trattamento. Finalmente in volo ed arrivo a Baku.

La città è stranamente pulita e la temperatura accettabile , chissà mi aspettavo di trovare neve invece c’è solo un vento molto forte. Mi portano in un bel Hotel vicino al lungomare e mi dicono che mi verranno a prendere il mattino dopo alle ore 06,00, benissimo ho il pomeriggio e la sera a disposizione.

Quando ero stato a Baku ,anni fa, era stato un viaggio in automobile da Rasht in Iran seguendo la costa del mar Caspio fino a Baku circa 500 km ma della città avevo visto poco e mi era rimasta la curiosità.

Un modo veloce per vedere i punti salienti di una città è accordarsi con un tassista e farsi portare in giro e così faccio anche questa volta avendo unicamente un punto fermo ,voglio vedere il tempio degli adoratori del fuoco. So che a Baku c’è un centro della religione Zoroastriana e avendo visitato un altro di questi punti di riferimento in Iran nella città di Yazd voglio vedere anche questo. La mia guida mi mostra le moschee e le costruzioni della città vecchia e mi porta a visitare un vecchio caravanserraglio molto ben tenuto e sentendolo parlare scopro che sta parlando in Farsi . Il mio è un po’ arrugginito ma riesco a capire la conversazione e quando parlano di me intervengo impedendogli di sparlare e tra il loro stupore salgo i ripidi scalini della torre del vento che correda l’edificio e salgo ad ammirare la città dall’alto.

Quando scendo il custode mi vuole restituire parte del prezzo che mi aveva chiesto per visitare la costruzione ma sono spiccioli e non voglio niente .

Il tassista è quasi offeso per il fatto che non gli ho detto che parlavo Farsi

E vuole ricontrattare quello che abbiamo pattuito per quelle ore ma a me va bene così. Ci lanciamo sui viali del lungomare , potrebbe essere una Rimini del Mar Caspio ma il turismo latita comunque si nota che la popolazione ha un certo benessere dovuto allo sfruttamento delle risorse naturali. Mentre ci dirigiamo verso l’Ateshgan sfioriamo un brutto quartiere che mostra evidenti i segni della dominazione russa e il mio driver mi dice che il sindaco sta pensando di raderlo al suolo e di ricostruire un quartiere più adatto alle mutate condizioni…chissà cosa intendeva.

fire temple

La corsa del taxi termina oltre la stazione ferroviaria di Suraxani, dalla quale attraversati i binari si raggiunge il Tempio del Fuoco (Ateshgah). Le sue origini sono antichissime, legate a culti zoroastriani, anche se la costruzione attuale è opera di religiosi indù. Al centro del cortile brucia la fiamma eterna, sotto un padiglione quadrangolare di pietra. Una giovane guida si avvicina subito e ne approfitta per scambiare quattro chiacchiere in inglese e per illustrarmi la storia del tempio. La sorgente naturale si è esaurita: oggi il gas arriva dalle tubature, ma non si nota! Nelle celle attorno al cortile alcuni manichini illustrano la vita degli asceti che si sottoponevano a forme estreme di mortificazione, come sdraiarsi sui carboni ardenti o trascinare pesanti catene. Altre celle espongono immagini del passato, quando le fiamme bruciavano anche dai quattro “camini” agli angoli del padiglione centrale. Sono citati i racconti di viaggiatori che visitarono il tempio, divenuto un luogo di sosta lungo la via dei commerci: il tedesco Kempher nel 1683 trovò ancora gli asceti indù in preghiera davanti al fuoco. Terminata la visita, mi parla dell’Azerbaijan, toccando due temi per lui “caldi”: i quindici milioni di azeri che vivono nell’Iran settentrionale (più che in Azerbaijan!) e il dramma del Nagorno Karabakh. Il suo amico sul cellulare ha una cartina con il Grande Azerbaijan che include entrambe le regioni. Io so poco di questo dramma e cerco di farmelo spiegare e mi raccontano di una lunga guerra tra l’Armenia e l’ Azerbaijan per la annessione di questa regione che allo sfaldamento dell’URSS era riuscita ad avere l’indipendenza. Fanno parecchia confusione e mi perdo ,cerco di chiudere e gli lascio qualche banconota.

ateshgah-of-baku-12

Mi soffermo ad assaporare la suggestione del luogo , la luce sta calando il fuoco crea ombre che si perdono nella volta ,quanta gente avrà pregato quì, questa religione monoteista poco conosciuta che mi ha fatto nascere una domanda a Yazd e ancora ora non ha trovato risposta: Zoroastro morto a 33 anni ucciso a bastonate, Gesù , crocifisso a 33 anni , Ali ben Ussein (sciiti) ,decapitato a 33 anni perchè queste religioni sono iniziate con profeti così simili?

Con questi pensieri lascio il tempio e raggiungo il mio taxi , ormai è buio e mi faccio portare in Hotel cercando di farmi spiegare il dramma del Nagorno Karabakh ma il punto di vista è diverso dai ragazzi che facevano da guida e la cosa si confonde ancora di più ma apprendo che la guerra ha fatto migliaia di vittime. E tutto per ragioni di petrolio ….la solita storia.

Cena in Hotel,niente di particolare , solo il caviale da un certo tono al menu , qui è abbondante e costa relativamente poco d’altronde se non lo mangi qui ,dove?

La perturbazione sta arrivando anzi credo sia arrivata da come sento tambureggiare la pioggia . Cambio nuovamente i miei piani : volevo fare un giro sui viali del lungomare ma credo di rintanarmi nella Longue ,bermi qualcosa ed andare a dormire . Mi siedo su un alto sgabello vicino al bancone del bar e mi guardo intorno. Ci sono parecchi tavoli occupati e nella maggior parte vedo un uomo grasso e una giovane donna che oltre ad essere della metà del peso ha anche la metà degli anni. Questo sembra essere la cosa comune ai bar degli Hotel di mezzo mondo. Dovrei dedicarmi alla statistica , quanti uomini raggiunto uno stato di benessere si accoppiano con ragazze con la metà dei loro anni? . Immagino una alta percentuale da quello che ho visto in giro e qui certamente si contribuisce ad aumentare la media. Ora non resta che controllare un’altra nota statistica e..Ordino una Vodka –Lemmon e appena il bicchiere appare davanti a me conto con la mente guardando fisso il bicchiere . Arrivo a 20 e come per magia si materializza sullo sgabello a fianco al mio una splendida creatura di genere femminile avvolta da una nuvola di profumo da farti venire l’allergia. La statistica è confermata ,appena appare il bicchiere davanti ad un uomo solo al banco del bar ,entro 30 secondi appare una donna che non ha altro posto da sedersi se non vicino a te. Per verificare l’efficienza dell’Hotel c’è un’altra verifica. Mi giro lentamente a guardarla e il suo viso si illumina con uno sfavillio di occhi ,con delle ciglia di una lunghezza preoccupante, le labbra si schiudono ,la punta della lingua scorre sulle labbra e con una voce suadente , anche se leggermente indurita da un accento russo, mi dice:

Sicuramente tu devi essere Italiano”

Si,ma come hai fatto a capirlo”

Voi italiani avete un certo modo di fare, di vestirvi….”

Tu devi essere russa”

No,Ucraina”

Come mai qui?”

Per affari e tu?”

Affari ….ma non volendo farti perdere tempo ..visto che il tempo è denaro ….ti dico subito che finito di bere vado a dormire e …da solo, buonanotte”

Non è il caso ..possiamo parlarne …non credi”

Conversazione chiusa …non voglio essere maleducato”

Efficienza confermata ,la ragazza parla italiano , le notizie volano veloci e ognuna ha il suo campo …Lei opera con gli italiani , si è specializzata .

Mi giro lentamente dall’altra parte e sullo sgabello a sinistra c’è seduto un uomo sulla sessantina con un vestito che lo fascia strettamente e trastulla in una mano un rosario islamico e nell’altra un largo bicchiere con un liquido d’orato ,non lo avevo visto arrivare ma deve aver assistito a tutta la scena .

I nostri sguardi si incrociano e in contemporanea alza un sopraciglio e il bicchiere , io rispondo mimando l’alzata del bicchiere .

BAKU PECORE

Sarò mica caduto dalla padella nella brace, riporto lo sguardo sullo specchio sul retro del bancone , andrò a dormire . La ragazza si è allontanata e sta parlando con un’altra vicino a un tavolino , l’uomo si rivolge a me in un inglese aspro e mi chiede di dove sono e se sono li per affari, non ho molta voglia di rispondere e potrei anche far finta di niente ma voglio vedere come si svolge la sequenza.

La conversazione va avanti abbastanza fluente e mi racconta che ha ereditato qualche pozzo di petrolio e da allora la sua vita è cambiata .

Qualche pozzo di petrolio?”

Può essere tanto o poco,a queste latitudini , ci sono pozzi molto piccoli o grandi giacimenti, sono curioso e vorrei sapere di più ma non voglio porre domande dirette lascio continuare il discorso e cerco di indirizzare l’argomento.

Ha 6 pozzi molto piccoli dei quali si occupa personalmente con la famiglia ma rispetto alla media guadagna un sacco di soldi , vende i suoi barili ad un intermediario che viene a caricarli ogni 3 giorni ,prende i pieni e gli lascia i vuoti e guadagna circa 1000$ al giorno ma tiene i piedi per terra sa benissimo che il pozzo si può esaurire e deve pensare al futuro . Una volta ogni 15 giorni viene a cena qui e a bere un paio di drink con la moglie che in quel momento arriva. Una donna ormai sfiorita ,i capelli sono bloccati da fermagli lucidi,le guance rubizze ,segno di permanenza all’esterno per la maggior parte del tempo, le mani non sono molto curate , sono mani che lavorano.

Mi invitano al tavolo con loro per un bicchiere e mentre fa le presentazioni sento che parlano una lingua che conosco e allora accetto.

La signora si meraviglia che io parli il Farsi e io chiedo loro come mai anche loro lo parlino e mi raccontano che provengono da una regione che confina con l’Iran e che tempo fa apparteneva alla Persia.

La conversazione va avanti sui soliti binari ,famiglia ,parenti,cibo ma rimango ben impressionato da questa coppia che nonostante abbia avuto fortuna non si è montata la testa ed ha mantenuto uno stile di vita abbastanza umile levandosi qualche piccola soddisfazione …sentire certe cose fa bene e fa conciliare con la vita anche se la pioggia è diventata un uragano.

Il telefono trilla nella notte ,lo cerco sul comodino ,una voce mi comunica che è l’ora della sveglia .Mi serve qualche attimo per capire dove sono . Guardo dalla finestra ,la pioggia ha rallentato ma arriva a folate ,il buio è ancora denso.

Scendo nella hall , qualcuno dovrebbe recuperarmi. I camerieri sono già attivi e chiedo se si può fare colazione ma mi rispondono che la sala colazioni è chiusa. Ormai rassegnato mi siedo ad aspettare ma una giovane ragazza mi dice che se voglio mi porta un caffè e qualcosa da mangiare, bene le cose incominciano a girare per il verso giusto.

L’ora dell’appuntamento è abbondantemente passata e non ho nessuna notizia, probabilmente dovrei essere preoccupato ma in realtà non me ne frega niente , la mia paga è iniziata quando sono partito , se si dimenticano di me va bene lo stesso. Dopo 2 ore arriva un tizio con una uniforme strana e chiede di me . Ha un sacco in mano e me lo porge dicendomi di indossare la tuta che è dentro.

Dentro c’è una specie di tuta tutta di un pezzo con una cerniera in diagonale ,un paio di calzerotti e degli stivaletti bassi con all’interno del pelo. Indosso il tutto e mi guardo nello specchio e mi sento un po’ ridicolo anche se non so come hanno azzeccato le taglie.

Salgo su un grosso fuoristrada ed usciamo dalla città ed arriviamo nella sede della compagnia petrolifera, li salgo su un grosso elicottero di fabbricazione russa con doppio rotore. Nel vano posteriore ci sono molte casse e attrezzature varie . Mi guardo in giro e continua a piovere a tratti di traverso e sento le gocce sbattere violentemente sulla carlinga “un bel giorno per volare”.

Arriva il pilota e mi lancia un paio di cuffie e mette in moto, il rumore è veramente forte e nonostante la protezione è veramente fastidioso.

Il grosso bestione si alza in volo e lentamente ,a me sembra fin troppo lentamente, si avvia verso il Mar Caspio. Quando ci siamo sopra riesco a vedere che veramente incazzato , ci sono onde alte e il cielo è cupo.

Dopo quasi 2 ore intravedo negli spruzzi la piattaforma , cazzo come sembra piccola …chi me lo ha fatto fare .

L’elicottero si predispone sulla piattaforma di atterraggio ma il vento continua a spostarlo. Mi fanno capire che praticamente devo scendere al volo o meglio con l’elicottero non ancora posato. Quando aprono il portello capisco l’utilità della tuta , fa un freddo cane . Scendo con i piedi sulle barre di atterraggio , il ponte sarà a un metro ed è tutto bagnato , sono sicuro che cadrò lungo.

Mi incitano a scendere ma sono titubante e..ho anche paura . Finalmente mi decido e salto , riesco a stare in piedi e mi dirigo verso le scalette dove vengo accolto ed accompagnato dal responsabile .Sono ancora frastornato e non riesco a capire cosa mi dice l’ingegnere capo.

Non ti ricordi di me?”

Veramente no ma se mi dai un attimo …me la sono quasi fatta addosso e non connetto “

Ti aiuto . Vratza – Bulgaria “

Adesso si …ma hai cambiato mestiere, prima non ti occupavi di stabilimenti chimici”

La mia compagnia si occupa anche di petrolio e anch’io da qualche anno”

Ma tu in Danimarca non ti trovi bene che sei sempre in giro?”

E tu in Italia ?”

Sai com’è…”

il tuo bagaglio dovrebbe essere nella tua cabina, credo che tu conosca già la situazione logistica delle piattaforme , tra un’ora dovrai partecipare a un corso di sicurezza , i tuoi colleghi dovrebbero arrivare domani , stasera sei invitato al mio tavolo per cena.”

La cabina merita una descrizione : un loculo con un letto lungo 1,70 mt considerando che io sono 1,84 , dovevo dormire in diagonale ,un microscopico lavandino e gli altri servizi in comune fuori , uno splendore.

Il mio amico Sorrens è stato un ospite squisito, una piccola consolazione che i miei tre colleghi americani erano più grossi di me e nel letto ci stavano ancora più scomodi, i turni di lavoro non ti lasciavano spazio a tanti pensieri .

Il turno 6 ore di lavoro e 6 ore di riposo è massacrante e cerchi di dormire in ogni condizione.

Quando ho finito il lavoro e con questo la mia permanenza su quella piattaforma, il sole splendeva, il mare era calmo  e mi sono goduto il viaggio in elicottero,  in lontananza cercavo di intravedere la costa.

I miei pensieri tornavano a Sorrens , ci eravamo conosciuti nell’80 in Bulgaria , abbiamo lavorato assieme quasi 2 anni ma non abbiamo mai legato , sul lavoro avevamo un buon feeling ma fuori avevamo frequentazioni diverse . Eravamo due giovani di belle speranze e non avrei mai pensato di incontrarlo nuovamente ma forse è proprio vero che il mondo è veramente piccolo.

Il periodo è stato corto ma questa volta ho sentito veramente la mancanza dei miei affetti…

dovrò decidermi..

Assenza

marzo 10, 2017 § 7 commenti

 

redwoman

L’assenza ha qualche parentela con la morte, manca qualcosa , una parte di te. Un giorno c’è , il giorno dopo non c’è più.

Che cosa accade a una casa dove si sente una assenza? La casa ,naturalmente, resterebbe la stessa, non sarebbe consapevole di quanto è accaduto. I muri restano al loro posto. Le porte, pronte per essere aperte e chiuse. Piatti e bicchieri , sempre disponibili, anche se non ci fosse più nessuno a usarli per mangiare e bere.

Se manchi tu è come se nessuno vivesse qua.

Le poltrone restano immobili, pronte a servire chiunque vuole sedersi. Le lancette dell’orologio continuano ad andare avanti, con lo stesso tic tac immutabile, ricominciare il loro giro a mezzanotte, come se il giorno finito non ci fosse mai stato. Questa mattina ho voglia di rimanere a letto e guardo fuori dalla finestra , ascolto il vento, lo sento passare con un fruscio tra gli alberi e invidio i rami per la loro pazienza.

Sento prepotente la tua assenza , è quasi un male fisico.

Guardo la pallida luce del sole che tenta di aprirsi un varco tra le nuvole , senza riuscirci.

Mi chiedo quale sia lo scopo di tutto quello che accade, di questo infinito ripetersi.

C’è stato un tempo che al mio risveglio sentivo il profumo del caffè, sentivo il tuo canticchiare lontano, il tintinnio delle tazze, il profumo dei croissant . Anche questi odori sono scomparsi , quei piccoli rumori. Stamattina la casa è silenziosa , non ha odori , nessun tipo di odore neanche cattivo sembra asettica . Il cuscino dalla tua parte ha perso la tua impronta, mi mancano le tue calze gettate sulla poltroncina , i tuoi braccialetti sparsi sul comodino, tutto questo ordine mi opprime.

Cerco di captare un leggero profumo di te, anche solo una sensazione di te ma il vuoto impera.

Mi alzo e sento il freddo sotto alla pianta del piede , mi fa salire un leggero brivido che mi fa sentire vivo.

Il sole ha vinto la sua battaglia e splende , la nuvole sono un vago ricordo.

Entro nel salone e il mio sguardo cade sulla tua pianta che giganteggia di fronte alla finestra, due splendidi fiori sono sbocciati nella notte.

La tua pianta è fiorita anche senza di te , tutte le notti finiscono al mattino.

Posti e strade

febbraio 20, 2017 § 3 commenti

 

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Il marciapiede era sconnesso , stretto , le pietre si muovevano sotto ai piedi. L’equilibrio era difficile da mantenere , proprio come nella vita. Il portone era lì, con quei quattro scalini sbrecciati, non avevo voglia di entrare. Era ancora buio. C’erano rumori strani, rumori che di giorno non si sentono. Cercavo di trovarne l’origine, come se fossero rumori di una evoluzione , di un qualcosa che nasce , come fossero pensieri del giorno prima rimasti indietro e adesso si davano da fare per raggiungere il mondo, e arrivare puntuali all’alba, facevano rumore per farsi sentire, per non perdersi. C’è sempre qualcosa che si perde per strada, anzi molto si perde sulla nostra strada e molto si trova ma spesso non si trova neanche la strada. Alcuni restano immobili e aspettano la felicità, girano in tondo, non si finisce da nessuna parte così.
Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte ; ma dove ? nessuno lo sa , tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. andare per la tua strada e in fondo cosa trovi, una pentola colma di monete d’oro? Alcuni invece sono fatti per vivere fermi a un crocicchio a far passare la vita e a vedere passare quella degli altri .

Seduto su questi scalini freddi penso alla mia strada percorsa, ai paesi vissuti, alle persone che ho conosciuto a quello che ho preso, a quello che ho dato a dove sono arrivato, ma dove sono arrivato? In nessun posto.

io sono un posto….

Per quanto vai lontano sei sempre tu , non puoi sfuggire a te stesso…mi alzo e apro quel portone alle mie spalle …ed ecco il mio posto….i miei rumori.. i miei pensieri.

Io sono un posto e apro la porta a chi va e chi viene , dovunque vado il mio posto è con me .

Cambiare musica

febbraio 17, 2017 § 3 commenti

Samba o Blues

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Seduto nel soggiorno, guardavo i suoi movimenti eleganti senza affettazione, una eleganza innata , addestrata e perfezionata e mai dimenticata.
Si muoveva sicura e sotto le sue vesti indovinavo i suoi fianchi , la sua carne soda, le braccia tornite. Pensavo ai mesi trascorsi insieme che erano passati veloci , intensi e a quel giorno in cui si era rotto qualcosa, ma era inevitabile , prima o poi doveva succedere, era solo questione di tempo .Fino ad allora avevo evitato di pensarci, lo avevo escluso dai miei pensieri ma quella frase gettata lì mi aveva creato un attimo di panico, avevo evitato la risposta , avevo preso tempo ma era come se si fosse evidenziata la data di scadenza e bisognava prenderne coscienza. La sentivo parlare, modulando la voce come se volesse compensare quel diaframma che era sorto tra noi , una sorta di disagio. Il ritmo del samba copriva i rumori di fondo era stato la colonna sonora che ci aveva accompagnato. Rispondevo con monosillabi alla sua conversazione , evitavo di guardarla negli occhi dove leggevo la sua muta domanda e a quella non avevo risposte era meglio rispondere a parole. La mia mente fuggiva lontano , non ero più lì forse sarebbe stato meglio che anch’io non fossi più lì.
Avrei evitato giustificazioni , scuse, omissioni, banalità ma qualcosa mi tratteneva , qualcosa che ogni giorno si assottigliava , si usurava, si logorava. Ogni volta che non riuscivo a distogliere lo sguardo e leggevo la sua muta domanda qualcosa insorgeva dentro di me , una sorta di rabbia verso me stesso , qualcosa che mi faceva domandare: “ma cosa ci faccio qua ?”. Il travaglio interiore proseguiva e il piacere di condividere si era trasformato in sofferenza. Una notte quel qualcosa si fece chiaro, nitido , scacciò il sonno e si trasformò in frenesia.
Buttai alla rinfusa le mie cose in una valigia .Scrissi alcune righe, perché a volte è più facile scrivere che parlare. Parole dure come pietre, forse per farmi odiare , forse per evitare che ci fossero ripensamenti, forse per evitare di farle ancora più male. Fuggii come un codardo verso approdi conosciuti, abbandonando un fuoco ormai spento che mi ghiacciava l’anima.

Avevo bisogno di “Blues” per ritornare ad essere in me.

Non ti aspetto ..più ,vado via..per sempre

febbraio 15, 2017 § 8 commenti

 

occhio

Il tempo è finito, la scadenza è imminente , quella scadenza più volte rinviata , sospesa.

Le mille scuse create , le giustificazioni che ti ho trovato, il beneficio del dubbio.

Il sorriso sul tuo volto ha acceso le mie speranze le mie illusioni. La parte razionale di me ha pensato “che persona educata “, la parte fantastica ha pensato “ha qualche interesse per me”. Ogni volta gioco ai dadi con me stesso, tento la sorte e baro.

“ Se ha la gonna forse verrà all’appuntamento”

“ Se cammina sul marciapiede destro ho buone speranze”

Ai miei inviti lei è sempre vaga , mi lascia sempre un mare di speranze insoddisfatte.

Aspetto per ore e lei non si presenta, penso alle scuse che cercherà per giustificarsi ma lei non si scusa mai.

La mia parte razionale lotta strenuamente ma inutilmente ho sempre un milione di motivi per soffocarla.

Spesso fisso delle date di termine , le aspetto con ansia cerco un segno tangibile …mille segni evanescenti. Le ore scorrono liquide fisso il tempo ultimo lo aspetto come se fosse il giorno della liberazione mi sembra che oltre ci sia il baratro . Minuto dopo minuto mi sembra il lento incedere di una galea diretta verso le colonne D’Ercole dove oltre c’è solo il buio …territori sconosciuti.

Ti incontro e la tua vista mi fa battere forte il cuore , spillo le ultime gocce di coraggio e ti chiedo un appuntamento a breve termine, non posso più aspettare . Tu non neghi ma come al solito sei enigmatica .

non c’è più tempo per il tempo

Ultima occasione, i pensieri sono come spilli, se alle 20,00 non sarai lì me ne farò una ragione (se ne avrò ancora di ragione).

Alle 20,00 mi ritrovo a picchiettare con le dita sul tavolo del bar davanti a un bicchiere già vuoto , gli occhi saltellano dalle lancette dell’orologio alla strada. La mente elabora mille scuse per dilatare il termine ultimo “e se realmente questa volta avesse avuto un impedimento serio, non posso buttare all’aria tutto”.

Alle 22,00 nessun impedimento può essere sufficientemente serio, la tensione si allenta , la mente improvvisamente si fa serena e ripercorre le varie fasi delle ultime settimane e un sorriso piega leggermente gli angoli della bocca affiora dalle nebbie un pensiero che allarga il sorriso e lo trasforma in risata. La cameriera mi guarda preoccupata e ne approfitto per chiedere il conto…ritorno me stesso.

non ti aspetto più …vado via …per sempre…”

InOut

febbraio 3, 2017 § 1 Commento

bimba-guarda-fuori

Guardavo le pareti che delimitavano la stanza e mi sono chiesto se non ci fosse né un interno né un esterno per lo spirito dell’essere, né corpo né anima, nessun lato opposto ad un orientamento qualsiasi, le nostre topologie definite dal fatto che non possiamo mai aggirarle arrivando dall’altra parte, ma che sono sempre lì , entrambe dall’altra parte che la fissano confusamente, con nostalgia, con tanta apprensione e impazienza.

La considerazione della limitazione si potrebbe applicare al pensiero, normalmente si dice che il pensiero non ha limiti ma forse è il modo di pensare o cosa si pensa che è un limite. E se in una ego maniacale fitta razionale estrapolo dalla mia immagine di individuo il pensiero reale da quello onirico , forse il punto è che non c’è distinzione tra il mondo reale e ciò che per noi costituisce realtà nell’uso di questa cosa chiamata linguaggio. In fondo , ogni fantasia, desiderio, falsità e illusione esiste insieme al reale e al linguaggio e perciò sono tutti la stessa cosa e questo spiega perché il pensiero può essere una miscellanea di tutto questo.

Ma l’orizzonte per un miope è più vicino? Forse è più finito ? Domande che si contrappongono alla definizione di infinito e al chiedersi se il pensiero ha una direzione nello spazio. I pensieri verranno da Sud in direzione Nord o dall’alto verso il basso? molti hanno una direzione in senso orario o antiorario e sono quelli che non vanno da nessuna parte e sono nell’infinito.

Edward Said diceva:” Il riuscire a costruire la tautologia secondo cui si comincia sempre dall’inizio dipende dalla capacità della mente e del linguaggio di manifestarsi secondo il proprio opposto e perciò di muoversi dal presente al passato e viceversa, dalla complessità a una semplicità anteriore e viceversa o da un punto all’altro come in un cerchio.”

Se ti richiudi in te stesso non andrai da nessuna parte.

Questo potrebbe essere l’inizio di una storia che potrebbe non essere subito compresa.

Una storia si autodetermina e di conseguenza è concettualmente compiuta ma lo spazio narrativo non ha confini. Una storia è ciò che sussiste autonomamente, in modo autosufficiente e indipendentemente dalla forma, dalla logica e da qualsiasi qualità dello spazio narrativo che la contiene o la definisce. La concezione di personaggio, trama , tono, voce e tempo(storiemi) è contingente non della concezione ma ad una totale comprensione ed accettazione dello spazio narrativo e della storia. Nella storia, gli storiemi sono il tessuto connettivo, il legamenti e la cartilagine ma anche lo scheletro e la muscolatura dello spazio narrativo, la storia invece non dipende dagli storiemi.

Una storia è solo una storia.

Una Storia

febbraio 1, 2017 § 2 commenti

 

barca

Questa è una storia d’amore ma anche di amori.
Di amori e di bisbigli , di colori e di sorprese.
E’ fatta di specchi, , di scoperte, di urla.
Di giochi di luci e di fluire di liquidi, , di lampi e di fruscii, di
note di jazz e di rock, di pelle e di odori, di colpi e di carezze.
Di amori e di pagine scritte , di pagine lette , di pagine strappate e
milioni di parole non dette, di coltelli girati nelle ferite, di
giochi, di parole scagliate come pietre e di tarli nella mente.
E’ fatta di sorrisi, di occhi negli occhi, di mani passate tra i capelli.
Di amori e di biglietti nascosti nelle tasche che legano i cuori,
tracce nascoste lasciate per essere seguite, aggettivi superlativi e
poi di segreti, di sfioramenti, di sussulti ,di sguardi stupiti , di
solitudine e di quotidianità.
E’ fatta di incomprensioni, di affetto , di complicità , di empatia.
Di amori e di ricordi e di passi di samba e note di blues , di lande
assolate, di città convulse, di vite perdute, di passioni sprecate, di
fughe e bugie.
E’ fatta di condivisione e di gelosie, di scenate e di pianti.
Questa potrebbe essere la storia delle mie storie , potrebbe essere
tutto e anche niente, potrebbe essere uguale a mille altre, potrebbe
essere unica e inimitabile ma ognuno ha la sua , anche se non è solo
sua e la divide con mille altri. Forse è unica e sembra fatta di ieri e
di oggi ma anche di domani ma forse non è neanche una storia e se lo fosse non ve la racconterò .

Bisogno di spazi

aprile 14, 2016 § 1 Commento

vero-amore-coppia_anziani

Ormai tra di noi si erano creati vuoti e solo grazie alle ricadute, capisci che la differenza tra spazio e vuoto è che il primo lo riempi e che nel secondo ci entri e non ne esci più. Come una libreria in cui mancano dei libri nei loro posti. Uno cerca di riempirli con un altro, ma tutta la fila inevitabilmente viene giù. E noi c’eravamo rassegnati, convinti che di mettere in ordine quei libri pieni di polvere, non ne avevamo più voglia. Erano libri sulle vacanze in famiglia, manuali , libri contabili, romanzi, libri di storia. Avrei voluto essere tanto le pagine che consultavi prima di dormire, il soffitto a cui facevi tutte quelle domande, ma intimamente sapevo che era inutile, perché i libri non hanno timore ne remore. Non si soffermano su chi li ha sostituiti, non seguono con gli occhi fin dove gli è consentito colui che ha deciso di andarsene, non sentono la mancanza di chi li ha tenuti a marcire in garage per anni, non hanno rivalse su chi li getta dopo che l’umido e le bestioline della carta li hanno distrutti.

È che mi manchi come i controllori quando ho il biglietto, come il posto vicino al finestrino nei treni affollati,mi manchi come l’estate in un giorno d’inverno che piove ed io non so dove vado se non ci sei tu ad aspettarmi. Non so se vado avanti o se giro su me stesso con questo peso poi ,non ho più riferimenti ,mi sono perso . Forse chi non ha una meta, non si può perdere.

Devo darmi un punto di arrivo ma non voglio arrivarci da solo ,i fardelli della vita si portano meglio in due , ognuno porta quello che la propria forza gli consente.

Buttiamo via tutti i libri . Prima di tutti quelli in garage perché non ha senso tenerli lì ne averli messi li. Vuotiamo la libreria che i vuoti non si vedano più .

 

Ma il bidone della carta dove lo hanno messo ? Questi libri pesano un accidente, se penso che dovrò fare almeno altri 4 viaggi ma lei sarà sicuramente stanca.

Foto web

 

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