I detti celebri.

luglio 4, 2017 § 5 commenti

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Solo un consiglio: tenete sempre le orecchie bene aperte! Un solo attimo di distrazione e il virus avrà attecchito trasformandovi in veri zombi cultural-trash. E per voi, a quel punto, non ci sarebbe alcun rimedio, visto che ignoranti non si nasce ma si diventa.


Pronti, al posto, via!


“Questa È la classica scintilla che ha fatto traboccare la goccia!”.
“Parli del diavolo e spunta il lupo”.
“Non mettere il dito nella piega”.
“Muoia Sansone e tutti i cicisbei!”.
“Ha fatto i conti senza l’ostia”.
(Variante esotica:) “Ha fatto i conti senza l’hostess”.
“Non sapevo più dove mettere i capelli”. (criptica al cento per cento).
“Hanno trovato il classico cappio espiatorio”.
“Non mi cambiare il can per focaccia”.
“Fa sempre il sebastian contrario”.
“è un volta gabbiano”.
“Gliene ho dette tante, ma tante… gliene ho dette 1000 e una notte!” (Maestosamente orientale).
“La classe non è aria”.
“Non mi fa nè caldo nè rosso”.
“C’è stato un pro quo”.
“C’è stato un qui quo qua” (per questa bisogna pagare i diritti d’autore agli eredi di Walt Disney).
“Tutto il giorno un via via di gente”.
“L’ha lasciato con le fave nel sacco!”.
“è partito come una tromba”.
“Non saltare di pesce in frasca”.
“Non cercare sempre il pelo in un pagliaio”.
“CosÏ prendiamo due pesci con uno”.
“Lo dico con ricognizione di causa”.
“Ma mi rendo conto?” (E chi lo sa!).
“Ognuno abbiamo i suoi problemi”.
“Nella vita bisogna avere senso dell’humus”.
“è un Lord Brinner dell’eleganza”.
“è di un’ignoranza abissina” (fascistoide).
“Mi hai acceso una pulce nella testa” (l’ENEL lo sa?).
“Bado al sodo non al concreto”.
“Non c’ho mica le briglie sugli occhi”.
“Non si può mettere il cavallo davanti ai buoi”.
“Aveva proprio tutto, dall’acca alla zeta” (e dall’A alla F un cazzo di niente?).

 

Ma se le ho sentite veramente ..

mi sorge spontanea una domanda :

” ma che gente frequento?”

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Ma se avessi…se fossi..

giugno 12, 2017 § 9 commenti

 

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Come è strana la vita, a volte mi ritrovo a pensare a come delle scelte irrilevanti e tutto sommato stupide nell’economia di un percorso di vita s’impongano spesso all’attenzione con una importanza di esclusività che non hanno, reclamino un minuzioso soppesare i pro e i contro con una seriosità fuori luogo e un pragmatismo eccessivo; mentre in altre occasioni tutto venga deciso al volo, sui due piedi, senza pensarci una frazione di secondo in più , seguendo l’istinto , il lampo dell’impulso. Un percorso di vita è fatto di milioni di scelte analoghe, meditate o impulsive che siano. Qualche volta ti fanno rischiare soltanto eventi memorabili o un bell’incontro, qualche altra di perdere tempo e rimpiangere di aver scelto diversamente, qualche altra di sfiorare di perdere la vita ma la maggior parte delle volte di immergerti nella quotidianità.

Un sorriso può far sfumare i pensieri e portarti seguire il volo di una upupa che cerca il suo posto su un ramo per lanciare il suo verso.

Avanti a tutta fino alla prossima scelta

Claudio e….

giugno 9, 2017 § 6 commenti

 

Prima di venire qui mi sembrava di avere un sacco di cose da dirti, ora ho un vuoto. Credo che ci siamo detti tutto e quello che non ci siamo detti lo sapevamo già. Ora cosa abbiamo da dirci , cosa possiamo programmare per il futuro? quale futuro?Parliamo del passato ma solo delle cose belle , di quando andavamo a giocare a pallone nel campo di Giobatta e che lui aspettava a liberare le galline quando noi eravamo spompati  con la sua solita frase “anche le galline hanno bisogno di svago”. Naturalmente in genovese perché per lui l’italiano era una lingua ostica. Quando facevamo le battaglie navali contro quelli di Porticiolo , affiancavamo le lancette acconciati come pirati e simulavamo l’arrembaggio con le spade di legno e poi tutti a mangiare il ghiacciolo dallo Stramondiale. Quando alla mattina prima di andare a scuola andavamo a tirarci le onde con la tavola e poi a prenderci il caffè e latte che ci preparava Manuelo nella sua baracca sulla spiaggia.  Abbiamo passato sei mesi ad mettere insieme i soldi delle mance e a scaricare cassette di frutta ai mercati generali mentre facevamo il filo a Cassandra perché i suoi avevano una casa a Maui quando sua mamma era splendida ma lei aveva preso dal papà. Maui era stata nei nostri sogni quasi a diventare una ossessione poi stranamente era diventata una realtà e cazzo tu Claudio quando andavamo giù da quella discesa pazzesca eri il primo ad arrivare al mare e la prima onda era la tua e li ci eravamo resi conto che quelli che erano li con noi erano veramente bravi e noi non ci saremmo mai arrivati ad entrare nel tubo dell’onda e a stare in piedi e allora avevamo provato da sdraiati e ci eravamo riusciti e quel biondone tipo Big Jim ci aveva chiesto se era una nuova tecnica . Per tornare su alla casa di Cassandra le tavole sembravano di piombo e lei ci aiutava un po’ uno un po’ l’altro e faceva il filo a tutti e due  e noi a sua madre.Quando siamo andati in Marocco a tirarci le onde e tu mi hai impedito di fare la cazzata della mia vita , perché se non era per te l’avrei fatta e me ne sarei pentito per sempre ma c’eri tu che anche se eri un grancazzaro me lo hai impedito e i miei figli non ti avrebbero chiamato zio . Si perché tu piuttosto che un amico sei stato un fratello. Quando quella volta che in Portogallo ci siamo presi una sbronza che quando tornavamo a casa siamo caduti dal ponte , siamo finiti in acqua e quando siamo arrivati a riva ci siamo addormentati lì e alla mattina ci ha svegliato una donna ,con un cane enorme, che ci credeva morti e noi che ridevamo come due scemi. Quando lavoravo in Brasile e per telefono ti ho detto che c’erano onde da quattro metri e dopo una settimana sei arrivato , una mattina a tirare le onde e poi ti sei imboscato con una bella brasiliana e dopo quattro giorni ti ho portato in aeroporto che non ti reggevi in piedi. Poi vogliamo parlare delle tue donne. Intendo quelle che sono state le pietre miliari della tua vita, non quelle con cui le hai tradite  o quelle con cui sei fuggito perché non le ho conosciute ma quelle con cui credevi di trascorre la tua vita. Enza la hippy , quella che ti ha portato a Ibiza in una comunità dei figli dei fiori dalla quale sei fuggito con una inglesina tutta lentiggini e ti sono dovuto venire a prendere nei sobborghi di Londra che non avevi neanche i soldi per una birra. Vogliamo parlare di Filomena la Prof che ti aveva convinto a mettere su casa con lei, avevi resistito un anno ma i vernissage e le conferenze non facevano per te. Certo con quegli occhialoni che le facevano uno sguardo da cerbiatta aveva un certo fascino ma un paio di occhiali non bastava a legarti e allora via con quella romagnola che aveva il papà che salava prosciutti. Per Silvia eri andato fuori di melone , la avevi implorata di sposarti , lei dopo un po’ di resistenza aveva accettato  ma aveva una luce negli occhi che non mi piaceva e forse anche io non piacevo a lei. Ti aveva portato lontano dai tuoi affetti ti aveva coinvolto in quella setta che non ho mai capito che cosa facessero e che tu non hai mai chiarito . So solo che ti sei presentato a casa mia in piena notte con la disperazione negli occhi . Mi hai detto quello che dovevi dirmi , sono andato da un avvocato e poi dopo due giorni ti ho portato a Siviglia , abbiamo trattato per un chiringuito sulla spiaggia tutto a nome mio perché tu non dovevi apparire . Sono venuto a trovarti un paio di volte con mia moglie e i ragazzi, dopo un anno la faccenda si è sgonfiata e risolta , hai avuto la separazione  e mentre aspettavi il divorzio ti sei messo con Rosas , forse l’unica normale delle tue donne e con lei hai passato anni felici fino a quella notte maledetta quando è stata falciata da una macchina guidata da un tossico .    Il tuo mondo è crollato e anche un po’ il mio .Poi sei sparito. Ieri sono andato a trovare tua madre e mi ha detto che eri qui per degli accertamenti certo tutti sti cazzo di tubi e questi macchinari  accertano  solo che sei messo male e il dottore mi ha detto che è questione di ore…

Ma te ne volevi andare senza salutarmi ? Tu che sei  il mio unico vero amico , quello di cui ci si poteva sempre fidare, che c’eri sempre anche a migliaia di chilometri , quello al quale potevo dire tutto anche i segreti più segreti, te ne volevi andare così?Tu che mi confidavi tutto , tu che mi abbracciavi e mi chiamavi fratello. Ora sei qui con questi schermi che lampeggiano e suonano un ritmo che nessuno vorrebbe mai sentire , con questi tubi che ti portano la vita . Tu che quando ti sbucciavi le ginocchia non volevi niente perché l’aria cura meglio che i cerotti, tu che se ti tagliavi usavi la supercolla perché i marines fanno così. Quando sarai partito andrò da tua madre che mi accoglierà come sempre , come quando ero bambino , mi offrirà il solito caffè d’orzo che bevo solo da lei , sempre la stessa marca e quando gli dirò che sei partito si incazzerà come una iena . Dirà che sei il solito dispettoso perché la fai sopravvivere alla morte di un figlio e che non si fa così , che doveva morire prima lei ma che tu sei sempre il solito. Cazzo forse è la cosa più pesante che uno possa fare ma per te fratello lo farò.

Buon viaggio  Claudio

Lasciami andare- Non ti aspetto più

Maggio 20, 2017 § 1 Commento

 

 

Tutto quello che avevamo da dirci ce lo siamo detto o lo abbiamo nascosto.

Stiamo pestando nel mortaio solo vecchie diatribe.

Interrompiamo i silenzi solo per farci male e nascondiamo tutto quello che ci aveva fatto star bene.

Basta ricatti

il tempo è finito..

 

Una lettera

Maggio 12, 2017 § 15 commenti

 

Ho ripensato al significato da attribuire allo scrivere una lettera, e anche a quello della lettura di una lettera. Il primo pensiero è: le parole scritte fanno paura. Ho sempre pensato che quando si scrive venga fuori il  ritmo dell’anima, quando si parla si può mentire, quando si scrive no. Non è possibile! E’ come tirar fuori da sé qualcosa di vitale, a volte di spaventoso, a volte di bello. E’ come incartare una parte di sé e spedirla, questo è scrivere lettere. Per questo le parole sono un corteggiamento violento, entrano dentro la carne di chi le legge. La lettera d’amore poi è un’amplificazione  di tutto questo, chi la scrive desidera che l’altro senta con le sue parole, le tocchi, annusi, aspiri, è come un gesto d’amore impresso sulla carta e trasferito al destinatario.

Resta però sempre incompiuta, con qualcosa di mancante di inespresso. Come mai? Per quanto si cerchi l’espressione appropriata, la parola precisa, sembra di non aver detto tutto. Silenzio,  manca il silenzio, scrivere senza parole. La gente pensa che stare insieme voglia dire parlare e così le parole diventano panico, imbarazzo, i vuoti sono momenti da riempire. Stare in silenzio invece è pienezza, è condividere l’essenziale. La felicità è inspiegabile, è come un’acqua calma che sale dentro, muovendosi lenta, con un ritmo simile al battito del cuore. Vorrei provare a scrivere con il silenzio forse riuscirei a trasmettere  un’emozione.

Confessione

aprile 23, 2017 § 6 commenti

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“Nonno ma cosa gli devo dire ?”

Stavo accompagnando la mia nipotina alla prima confessione che era la prova prima della prima comunione. Certo è una domanda legittima ma darle una risposta non era così semplice .” Potresti digli che hai detto qualche bugia” “ma io non ne dico bugie” . Dovevo trovare qualcosa di più plausibile : ” Digli che sei stata prepotente con i tuoi fratelli” ” Ma nonno questo non c’è nei dieci comandamenti”

“Si è vero non c’è nei comandamenti ma è un peccatuccio anche quello e potresti dirgli che non obbedisci prontamente ma che protesti prima di obbedire” ” ma nonno sei sicuro che posso dirgli questo ? ” ” si , stai tranquilla vedrai che con un paio di Ave Maria te la cavi”.

Mentre proseguivamo la strada pensavo a quando ero bambino io e al momento della confessione che mi ha sempre imbarazzato perché non sapevo mai cosa raccontargli e allora qualche volta gli dicevo che quando veniva l’uomo del ghiaccio che con le tenaglie prendeva il blocco spesso saltavano delle scaglie e noi ragazzini ce le contendevamo o quando arrivava il carro del carbonaio e riempiva le ceste per portarle nelle case gli cadeva qualche pezzo di carbone che noi raccoglievamo e poi fasciato nella carta di giornale portavamo a casa come fosse un tesoro. Mi ricordo che il sacerdote mi guardava con occhi sorridenti e mi dava da recitare tre Ave Maria e un Padre Nostro .  Mi è balzata nella mente una domanda strana ” Ma se un nostro politico va a confessarsi  , per l’assoluzione deve recitare tremila Ave Maria e mille Padre Nostro?”

Assenza

marzo 10, 2017 § 7 commenti

 

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L’assenza ha qualche parentela con la morte, manca qualcosa , una parte di te. Un giorno c’è , il giorno dopo non c’è più.

Che cosa accade a una casa dove si sente una assenza? La casa ,naturalmente, resterebbe la stessa, non sarebbe consapevole di quanto è accaduto. I muri restano al loro posto. Le porte, pronte per essere aperte e chiuse. Piatti e bicchieri , sempre disponibili, anche se non ci fosse più nessuno a usarli per mangiare e bere.

Se manchi tu è come se nessuno vivesse qua.

Le poltrone restano immobili, pronte a servire chiunque vuole sedersi. Le lancette dell’orologio continuano ad andare avanti, con lo stesso tic tac immutabile, ricominciare il loro giro a mezzanotte, come se il giorno finito non ci fosse mai stato. Questa mattina ho voglia di rimanere a letto e guardo fuori dalla finestra , ascolto il vento, lo sento passare con un fruscio tra gli alberi e invidio i rami per la loro pazienza.

Sento prepotente la tua assenza , è quasi un male fisico.

Guardo la pallida luce del sole che tenta di aprirsi un varco tra le nuvole , senza riuscirci.

Mi chiedo quale sia lo scopo di tutto quello che accade, di questo infinito ripetersi.

C’è stato un tempo che al mio risveglio sentivo il profumo del caffè, sentivo il tuo canticchiare lontano, il tintinnio delle tazze, il profumo dei croissant . Anche questi odori sono scomparsi , quei piccoli rumori. Stamattina la casa è silenziosa , non ha odori , nessun tipo di odore neanche cattivo sembra asettica . Il cuscino dalla tua parte ha perso la tua impronta, mi mancano le tue calze gettate sulla poltroncina , i tuoi braccialetti sparsi sul comodino, tutto questo ordine mi opprime.

Cerco di captare un leggero profumo di te, anche solo una sensazione di te ma il vuoto impera.

Mi alzo e sento il freddo sotto alla pianta del piede , mi fa salire un leggero brivido che mi fa sentire vivo.

Il sole ha vinto la sua battaglia e splende , la nuvole sono un vago ricordo.

Entro nel salone e il mio sguardo cade sulla tua pianta che giganteggia di fronte alla finestra, due splendidi fiori sono sbocciati nella notte.

La tua pianta è fiorita anche senza di te , tutte le notti finiscono al mattino.

Posti e strade

febbraio 20, 2017 § 3 commenti

 

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Il marciapiede era sconnesso , stretto , le pietre si muovevano sotto ai piedi. L’equilibrio era difficile da mantenere , proprio come nella vita. Il portone era lì, con quei quattro scalini sbrecciati, non avevo voglia di entrare. Era ancora buio. C’erano rumori strani, rumori che di giorno non si sentono. Cercavo di trovarne l’origine, come se fossero rumori di una evoluzione , di un qualcosa che nasce , come fossero pensieri del giorno prima rimasti indietro e adesso si davano da fare per raggiungere il mondo, e arrivare puntuali all’alba, facevano rumore per farsi sentire, per non perdersi. C’è sempre qualcosa che si perde per strada, anzi molto si perde sulla nostra strada e molto si trova ma spesso non si trova neanche la strada. Alcuni restano immobili e aspettano la felicità, girano in tondo, non si finisce da nessuna parte così.
Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte ; ma dove ? nessuno lo sa , tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. andare per la tua strada e in fondo cosa trovi, una pentola colma di monete d’oro? Alcuni invece sono fatti per vivere fermi a un crocicchio a far passare la vita e a vedere passare quella degli altri .

Seduto su questi scalini freddi penso alla mia strada percorsa, ai paesi vissuti, alle persone che ho conosciuto a quello che ho preso, a quello che ho dato a dove sono arrivato, ma dove sono arrivato? In nessun posto.

io sono un posto….

Per quanto vai lontano sei sempre tu , non puoi sfuggire a te stesso…mi alzo e apro quel portone alle mie spalle …ed ecco il mio posto….i miei rumori.. i miei pensieri.

Io sono un posto e apro la porta a chi va e chi viene , dovunque vado il mio posto è con me .

Cambiare musica

febbraio 17, 2017 § 3 commenti

Samba o Blues

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Seduto nel soggiorno, guardavo i suoi movimenti eleganti senza affettazione, una eleganza innata , addestrata e perfezionata e mai dimenticata.
Si muoveva sicura e sotto le sue vesti indovinavo i suoi fianchi , la sua carne soda, le braccia tornite. Pensavo ai mesi trascorsi insieme che erano passati veloci , intensi e a quel giorno in cui si era rotto qualcosa, ma era inevitabile , prima o poi doveva succedere, era solo questione di tempo .Fino ad allora avevo evitato di pensarci, lo avevo escluso dai miei pensieri ma quella frase gettata lì mi aveva creato un attimo di panico, avevo evitato la risposta , avevo preso tempo ma era come se si fosse evidenziata la data di scadenza e bisognava prenderne coscienza. La sentivo parlare, modulando la voce come se volesse compensare quel diaframma che era sorto tra noi , una sorta di disagio. Il ritmo del samba copriva i rumori di fondo era stato la colonna sonora che ci aveva accompagnato. Rispondevo con monosillabi alla sua conversazione , evitavo di guardarla negli occhi dove leggevo la sua muta domanda e a quella non avevo risposte era meglio rispondere a parole. La mia mente fuggiva lontano , non ero più lì forse sarebbe stato meglio che anch’io non fossi più lì.
Avrei evitato giustificazioni , scuse, omissioni, banalità ma qualcosa mi tratteneva , qualcosa che ogni giorno si assottigliava , si usurava, si logorava. Ogni volta che non riuscivo a distogliere lo sguardo e leggevo la sua muta domanda qualcosa insorgeva dentro di me , una sorta di rabbia verso me stesso , qualcosa che mi faceva domandare: “ma cosa ci faccio qua ?”. Il travaglio interiore proseguiva e il piacere di condividere si era trasformato in sofferenza. Una notte quel qualcosa si fece chiaro, nitido , scacciò il sonno e si trasformò in frenesia.
Buttai alla rinfusa le mie cose in una valigia .Scrissi alcune righe, perché a volte è più facile scrivere che parlare. Parole dure come pietre, forse per farmi odiare , forse per evitare che ci fossero ripensamenti, forse per evitare di farle ancora più male. Fuggii come un codardo verso approdi conosciuti, abbandonando un fuoco ormai spento che mi ghiacciava l’anima.

Avevo bisogno di “Blues” per ritornare ad essere in me.

Non ti aspetto ..più ,vado via..per sempre

febbraio 15, 2017 § 8 commenti

 

occhio

Il tempo è finito, la scadenza è imminente , quella scadenza più volte rinviata , sospesa.

Le mille scuse create , le giustificazioni che ti ho trovato, il beneficio del dubbio.

Il sorriso sul tuo volto ha acceso le mie speranze le mie illusioni. La parte razionale di me ha pensato “che persona educata “, la parte fantastica ha pensato “ha qualche interesse per me”. Ogni volta gioco ai dadi con me stesso, tento la sorte e baro.

“ Se ha la gonna forse verrà all’appuntamento”

“ Se cammina sul marciapiede destro ho buone speranze”

Ai miei inviti lei è sempre vaga , mi lascia sempre un mare di speranze insoddisfatte.

Aspetto per ore e lei non si presenta, penso alle scuse che cercherà per giustificarsi ma lei non si scusa mai.

La mia parte razionale lotta strenuamente ma inutilmente ho sempre un milione di motivi per soffocarla.

Spesso fisso delle date di termine , le aspetto con ansia cerco un segno tangibile …mille segni evanescenti. Le ore scorrono liquide fisso il tempo ultimo lo aspetto come se fosse il giorno della liberazione mi sembra che oltre ci sia il baratro . Minuto dopo minuto mi sembra il lento incedere di una galea diretta verso le colonne D’Ercole dove oltre c’è solo il buio …territori sconosciuti.

Ti incontro e la tua vista mi fa battere forte il cuore , spillo le ultime gocce di coraggio e ti chiedo un appuntamento a breve termine, non posso più aspettare . Tu non neghi ma come al solito sei enigmatica .

non c’è più tempo per il tempo

Ultima occasione, i pensieri sono come spilli, se alle 20,00 non sarai lì me ne farò una ragione (se ne avrò ancora di ragione).

Alle 20,00 mi ritrovo a picchiettare con le dita sul tavolo del bar davanti a un bicchiere già vuoto , gli occhi saltellano dalle lancette dell’orologio alla strada. La mente elabora mille scuse per dilatare il termine ultimo “e se realmente questa volta avesse avuto un impedimento serio, non posso buttare all’aria tutto”.

Alle 22,00 nessun impedimento può essere sufficientemente serio, la tensione si allenta , la mente improvvisamente si fa serena e ripercorre le varie fasi delle ultime settimane e un sorriso piega leggermente gli angoli della bocca affiora dalle nebbie un pensiero che allarga il sorriso e lo trasforma in risata. La cameriera mi guarda preoccupata e ne approfitto per chiedere il conto…ritorno me stesso.

non ti aspetto più …vado via …per sempre…”

Dove sono?

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