A viso aperto
Maggio 9, 2017 § Lascia un commento
Mi piacerebbe raccontarti a viso
aperto, fuori da questo villaggio
troppo silenzioso, ma cresce
la lontananza cresce il tempo
e lascia granelli di zucchero
sul fondo della tazza.
Aggancio alla memoria foglie
di vite, qualche alberello ancora
da piantare, rammento il ridere
quella follia che benedico
poi il sale sulle labbra, il fiato corto.
Però se chiudo gli occhi
posso salvarmi, torno a cercarmi là
su quella sigaretta mai fumata.
(Nazim Hikmet)
Genova
aprile 7, 2016 § 3 commenti
«Questa città è un ottovolante.
Un intrigo di ponti e sopraelevate.
E ogni volta una nuova emozione salta dal cuore alla testa dalla pancia alla gola.
Questa città non ha un angolo che sia uguale a un altro.
Una sorpresa continua e mischiata tra gli stretti vicoli antichi graffiati con le case quasi a toccarsi e gli assalti d’architettura di oggi con le forme e le tinte più ardite.
Questa città non ha le pianure.
Il mare s’infila nel territorio sinuoso e le montagne cadono in acqua.
Palazzi e navi giganti si alzano su nell’identico quadro di bianco e di beige.
Questa città ha gloria e ferite recenti.
Ha grande passato e attesa dell’avvenire in un gioco del tempo in cui passa ogni volta dal via.
Questa città ha musica e suoni suadenti come le cantilene del suo dialetto.
Come un raggio che asciuga la pioggia come una goccia che cade sul sole. Questa città è il porto da cui si parte senza andar via».
C.B.
All along the watch tower
marzo 21, 2012 § 7 commenti
Cristo! come eravamo ridicoli
io e il Nuvola mentre seguivamo
il furgone mortuario del Comune
…ti saresti divertita, cazzo!…
noi sulla circonvallazione
a cambiare la candela sporca
e la tua bara grigio topo gettata
nel cimitero di Prima Porta
…ti saresti divertita, cazzo! …
così come ti divertivi da sballo
a fare l’autostop sulla Colombo
per rubare una giornata alla disperazione
e sbatterla sulla spiaggia di Capocotta….
…io e te…confusi tra gli altri
che lanciavano la loro allegria
sugli asciugamani colorati della fantasia
…io e te…la sera nel vagone del treno…
ad assaporarci il sale sulle labbra,
a scandalizzare quelle facce
di cartapesta imbolsite dal sopore,
…io e te…ad inventare equilibrismi
sulla corda tesa del pudore ma…
con la mente già chiusi in quella stanza.
Che assurdità quel grattacielo
di morti murati dietro quei marmi
di fiori appassiti e nomi dimenticati.
Ti lasciammo tra i crisantemi gialli
rubati ad un disgraziato tuo vicino
e l’odore di cera e fiori marciti…
andammo via tirando calci ad una Pepsi
e cantando All along the watch tower…
cantavamo forte per non piangere, forse,
..io non ho pianto…ma,…
una volta tornato in quella stanza,
ho passato la notte alla finestra,
tutta la notte a guardare
il fumo leggero della Marlboro
che mi bruciava gli occhi
e lo scorrere lento dei vagoni.
(P. Welby, “All along the watch tower”
dalla raccolta -Natiche Sadiche-)
La farfalla non conta
gli anni ma gli istanti:
per questo il suo tempo le basta