Sonia
febbraio 5, 2017 § 6 commenti
voleva essere ascoltata
Praticamente lo conosco da sempre . Io andavo alle elementari e lui alle medie, lo guardavo passare aspettando che mi degnasse di uno sguardo ma per lui ero come trasparente. Passato qualche anno , sono riuscita ad entrare nella sua compagnia , lui non era molto espansivo con me ma rispondeva alle mie domande ed era gentile.
Quando mi sorrideva sentivo una morsa stingermi lo stomaco, come quando lo vedevo con qualcuna. Lui aveva sempre una ragazza nuova , le frequentava pochi giorni , poi se ne allontanava , qualcuna rimaneva nell’orbita , usciva con qualche altro ragazzo della compagnia , altre svanivano come comete. Lui mi faceva piccole delicatezze, io mi illudevo che prima o poi si sarebbe avvicinato con i suoi occhi verdi e avrebbe posato le sue labbra sulle mie. La cosa durava poco ed arrivava con una nuova ragazza e le mie illusioni si frantumavano graffiandomi il cuore. I ragazzi avevano preso in affitto un vecchio appartamento dove si radunavano , suonavano , facevano all’amore. Vi erano solo i mobili essenziali. Vecchi tappeti e cuscini di tutti i tipi , sparsi da tutte le parti, una delle stanze era senza finestre e Rebecca ne aveva dipinto una grande con un cielo azzurro con nuvole lontane , uno stormo di gabbiani e da un lato un rampicante che sembrava invadere la stanza, mi piaceva molto quell’affresco come del resto anche Rebecca. Lei era apparsa al suo fianco , alta bionda , spavalda, frequentava il liceo artistico ed era brava con pennelli e colori. La loro relazione era durata un mese , giusto il tempo per finire l’affresco, poi era finita in una lite alla quale io avevo assistito non vista . Rebecca a voce alta chiedeva spiegazioni: “quando sei con gli altri non mi consideri” e ancora “devi scegliere o me o i tuoi amici “ . Non sentivo risposte ma lei perentoria “ se esco da quella porta non mi vedi più” . Allora sentii la sua risposta” quando te ne vai ..chiudi la porta”. Ecco lui è fatto così. Io quel giorno avevo trovato il coraggio , non si era ancora chetato l’eco delle parole di Rebecca che con uno smagliante sorriso ero entrata nella stanza e con fare indifferente ho cercato di approfittare della situazione: “ho incontrato Rebecca che usciva , mi sembrava furiosa”
Lui “ ci siamo lasciati “ e io facendo ricorso a tutto il mio coraggio “ perché non ci mettiamo insieme noi?” . Il cuore era impazzito , lo vedo mentre si alza e mi viene incontro ,la sua mano che mi accarezza , sento ancora la sua voce “non voglio farti del male” e il rombo del mio castello che crollava. Lui non me lo ha mai fatto pesare, non ne abbiamo parlato per anni. Rebecca , non era sparita era rimasta e sembrava volergliela far pagare, usciva con un suo amico e facevano vita ritirata e non era più cosi spavalda.
Io ho raccolto i cocci del mio cuore e sono rimasta nella sua ombra.
Con il tempo ci siamo allontanati ma mai persi .
Un giorno ci siamo incontrati ,Lui era sposato con figli, io uscivo con una persona che credevo sarebbe stata il mio futuro. Dopo aver ricordato i vecchi tempi ho visto i suoi occhi diventare tristi ,duri e dopo un silenzio pesante come un macigno “Stai attenta ,ti sei messa con un bastardo”.
Io non lo avevo mai visto così, rimasi senza parole mentre lui se ne andava , avrei voluto dirgli che ero in ritardo di tre settimane e che quello che Lui aveva chiamato bastardo sarebbe stato il padre dei miei figli.
Il suo avvertimento mi aveva dato da pensare e feci delle indagini. Il bastardo era sposato e aveva una figlia , mi aveva abilmente nascosto tutto , poi tutti i nodi erano venuti al pettine , mi aveva confessato tutto , mi aveva chiesto di abortire , mi aveva chiesto di non dire niente a sua moglie…che bastardo.
Ho avuto uno splendido bambino e ho incominciato a tirarlo su aiutata dai miei a causa del mio lavoro precario. Dopo un paio di anni dal nostro ultimo incontro l’ho rivisto, gli ho mostrato orgogliosa il mio bambino e ho incominciato a raccontargli tutte le scoperte del mio bimbo, Lui è uno che sa ascoltare, gli ho raccontato le mie difficoltà ,mi ha aiutato a portare in casa il passeggino e io ho messo su il caffè , mi sentivo a mio agio .
Lui ha fatto una telefonata e mi ha detto di presentarmi ad una ditta per un lavoro, ed io non so se per il lavoro o perché era tanto che volevo farlo , l’ho baciato ..ha esitato un attimo poi abbiamo fatto l’amore . Lui stava via qualche settimana poi si presentava per qualche ora ed io ero felice , il lavoro andava bene , la vita correva soffice ed avevo Lui anche se in comproprietà. Dopo qualche periodo la cosa mi andava stretta , volevo di più, lo volevo solo per me ma non sapevo come iniziare il discorso . Un giorno ho incontrato un suo amico , quasi un fratello per Lui, ho preso il coraggio a due mani per chiedere il suo aiuto. Questo suo amico non ne sapeva niente della nostra relazione ma dopo avermi ascoltato mi ha detto chiaramente “non metterlo in condizioni di dover scegliere, se vuoi troncare diglielo tranquillamente ma non dargli ultimatum”.
Quando può Lui si fa vedere , non mi ha mai chiesto niente , io ho avuto le mie storie , le mie menate , quando è con me io dimentico tutto ,gli racconto tutte le mie cose , gli racconto di mio figlio , le sue fidanzatine , gli esami all’università .
Lui sa fare all’amore, mi sa far ridere e mi sa ascoltare …
Tutti cambiamo..o restiamo sempre uguali
marzo 15, 2012 § 10 commenti
Siamo come panni stesi al sole in balia dei venti.
Cambiare, evolversi ,regredire , operare delle scelte di vita.
Qualcheduno dice se tu cambi vita non sarai più quello che sei adesso……………
Ha ragione cambiando non sarò più quello che sono ora ma tutto è in movimento e niente è mai quello che era…neanche lo scritto è quello che era perché cambia il contesto e il tempo in cui leggi …..le stesse fotografie cambiano colore il pigmento si trasforma in quel color seppia che cambia il senso del ricordo….i ricordi a seconda del volere si dipingono di nostalgia o di dolcezza e anche loro non sono più quello che erano ….bisogna farsene una ragione ed accettare l’evolversi delle stagioni ma certamente è duro abbandonare le fasi della vita e le scelte sono sempre selezioni e per prendere il nuovo bisogna lasciare parte del vecchio e i mutamenti a volte sono traumatici ma tutto va avanti il futuro non aspetta …..arriva e travolge le posizioni statiche , chi si ancora per non seguire il flusso diventa anacronistico epatetico…bisogna cercare di mantenere lo spirito giovane e piegarsi alle stagioni della vita.
Cambiare , nulla rimane immutato nei secoli, il tempo opera trasformazioni, la natura si evolve, i pianeti sono in continuo movimento , l’espansione dal big bang non si è mai fermata e noi pensiamo di non cambiare? Certo, cambiamo fisicamente ,ma prima di tutto cambiamo nella nostra mente , prendiamo strade diverse , inconsuete o ci lasciamo portare lungo i viali pianeggianti e monotoni dell’esistenza. Ognuno sceglie la propria strada , anche chi non se ne rende conto di aver scelto. Si , aver scelto di non scegliere, e quando si trova davanti ad un bivio l’ansia lo attanaglia, il panico lo pervade poi sceglie il flusso , si accoda……ci vuole un po’ di coraggio per affrontare le scelte, cambiare e seguire le proprie strade.
Vediamo se riesco ad applicare quello che ho appena scritto ….forse l’ho scritto per cercare di convincermi o forse perché ho bisogno di tempo per piegare il mio animo alle deformazioni del corso della vita.
Ripeterò gli stessi errori perchè mi sembrano diversi anche se poi sono pochi e sempre gli stessi o sarò sempre alla ricerca dell’isola che non c’è.
(Post derivato da uno spunto di colloquio con T.)
L’ultima luce
marzo 13, 2012 § 16 commenti
I passi si inseguono posandosi
su ciappe consunte mentre la mente
vaga lontana cercando di mettere
a fuoco la tua immagine.
Non conosco i tuoi pensieri
e, quasi, non ricordo il tuo viso.
I tuoi occhi non riflettono
la luce opaca di Genova:
sembrano vedere il mare
per i suoi colori
mentre i miei, da sempre,
vedono il volo triste dei gabbiani
e le navi allontanarsi,
in una scia di fumo.
Come intorpidito
esco dal ventre lurido
della città di notte.
L’odore della metropoli
mi rimane dentro,
s’aggrappa ai ricordi
e mi ferisce al cuore.
Credevo di trovare
la luce tenue del mattino,
o la foschia dell’alba.
Invece, ancora nel buio,
scorrono le vestigia di questa Genova
che mi avvolge come un grembo materno.
Penso a quando ti rivedrò, cerco la luce, il mare.
Starò peggio, sarà ansia e dolore.
Sarà una gogna, e quasi ne sorrido,
perché ho bisogno d’ironia
se la felicità è un lusso
che non mi è concesso avere.
Sederemo vicini su quella scogliera
che argina il mare.
Ma non ti dirò il mio passato
né svelerò il mio segreto,
guarderemo lontano anche quello
che possiamo solo immaginare,
perché da qui possiamo vedere
la morte del sole e sentirne il freddo strisciante,
e da qui, stringendo gli occhi contro l’ultima luce,
posso guardare il tuo viso,
imprimerlo nella mia mente
perché sia reale e non si perda
fugace nell’oblio di un soffio caldo
di lenzuola cincischiate.