Assenza
marzo 10, 2017 § 7 commenti
L’assenza ha qualche parentela con la morte, manca qualcosa , una parte di te. Un giorno c’è , il giorno dopo non c’è più.
Che cosa accade a una casa dove si sente una assenza? La casa ,naturalmente, resterebbe la stessa, non sarebbe consapevole di quanto è accaduto. I muri restano al loro posto. Le porte, pronte per essere aperte e chiuse. Piatti e bicchieri , sempre disponibili, anche se non ci fosse più nessuno a usarli per mangiare e bere.
Se manchi tu è come se nessuno vivesse qua.
Le poltrone restano immobili, pronte a servire chiunque vuole sedersi. Le lancette dell’orologio continuano ad andare avanti, con lo stesso tic tac immutabile, ricominciare il loro giro a mezzanotte, come se il giorno finito non ci fosse mai stato. Questa mattina ho voglia di rimanere a letto e guardo fuori dalla finestra , ascolto il vento, lo sento passare con un fruscio tra gli alberi e invidio i rami per la loro pazienza.
Sento prepotente la tua assenza , è quasi un male fisico.
Guardo la pallida luce del sole che tenta di aprirsi un varco tra le nuvole , senza riuscirci.
Mi chiedo quale sia lo scopo di tutto quello che accade, di questo infinito ripetersi.
C’è stato un tempo che al mio risveglio sentivo il profumo del caffè, sentivo il tuo canticchiare lontano, il tintinnio delle tazze, il profumo dei croissant . Anche questi odori sono scomparsi , quei piccoli rumori. Stamattina la casa è silenziosa , non ha odori , nessun tipo di odore neanche cattivo sembra asettica . Il cuscino dalla tua parte ha perso la tua impronta, mi mancano le tue calze gettate sulla poltroncina , i tuoi braccialetti sparsi sul comodino, tutto questo ordine mi opprime.
Cerco di captare un leggero profumo di te, anche solo una sensazione di te ma il vuoto impera.
Mi alzo e sento il freddo sotto alla pianta del piede , mi fa salire un leggero brivido che mi fa sentire vivo.
Il sole ha vinto la sua battaglia e splende , la nuvole sono un vago ricordo.
Entro nel salone e il mio sguardo cade sulla tua pianta che giganteggia di fronte alla finestra, due splendidi fiori sono sbocciati nella notte.
La tua pianta è fiorita anche senza di te , tutte le notti finiscono al mattino.
Posti e strade
febbraio 20, 2017 § 3 commenti
Il marciapiede era sconnesso , stretto , le pietre si muovevano sotto ai piedi. L’equilibrio era difficile da mantenere , proprio come nella vita. Il portone era lì, con quei quattro scalini sbrecciati, non avevo voglia di entrare. Era ancora buio. C’erano rumori strani, rumori che di giorno non si sentono. Cercavo di trovarne l’origine, come se fossero rumori di una evoluzione , di un qualcosa che nasce , come fossero pensieri del giorno prima rimasti indietro e adesso si davano da fare per raggiungere il mondo, e arrivare puntuali all’alba, facevano rumore per farsi sentire, per non perdersi. C’è sempre qualcosa che si perde per strada, anzi molto si perde sulla nostra strada e molto si trova ma spesso non si trova neanche la strada. Alcuni restano immobili e aspettano la felicità, girano in tondo, non si finisce da nessuna parte così.
Sarebbe tutto più semplice se non ti avessero inculcato questa storia del finire da qualche parte ; ma dove ? nessuno lo sa , tutte quelle storie sulla tua strada. Trovare la tua strada. andare per la tua strada e in fondo cosa trovi, una pentola colma di monete d’oro? Alcuni invece sono fatti per vivere fermi a un crocicchio a far passare la vita e a vedere passare quella degli altri .
Seduto su questi scalini freddi penso alla mia strada percorsa, ai paesi vissuti, alle persone che ho conosciuto a quello che ho preso, a quello che ho dato a dove sono arrivato, ma dove sono arrivato? In nessun posto.
io sono un posto….
Per quanto vai lontano sei sempre tu , non puoi sfuggire a te stesso…mi alzo e apro quel portone alle mie spalle …ed ecco il mio posto….i miei rumori.. i miei pensieri.
Io sono un posto e apro la porta a chi va e chi viene , dovunque vado il mio posto è con me .
Cambiare musica
febbraio 17, 2017 § 3 commenti
Samba o Blues
Seduto nel soggiorno, guardavo i suoi movimenti eleganti senza affettazione, una eleganza innata , addestrata e perfezionata e mai dimenticata.
Si muoveva sicura e sotto le sue vesti indovinavo i suoi fianchi , la sua carne soda, le braccia tornite. Pensavo ai mesi trascorsi insieme che erano passati veloci , intensi e a quel giorno in cui si era rotto qualcosa, ma era inevitabile , prima o poi doveva succedere, era solo questione di tempo .Fino ad allora avevo evitato di pensarci, lo avevo escluso dai miei pensieri ma quella frase gettata lì mi aveva creato un attimo di panico, avevo evitato la risposta , avevo preso tempo ma era come se si fosse evidenziata la data di scadenza e bisognava prenderne coscienza. La sentivo parlare, modulando la voce come se volesse compensare quel diaframma che era sorto tra noi , una sorta di disagio. Il ritmo del samba copriva i rumori di fondo era stato la colonna sonora che ci aveva accompagnato. Rispondevo con monosillabi alla sua conversazione , evitavo di guardarla negli occhi dove leggevo la sua muta domanda e a quella non avevo risposte era meglio rispondere a parole. La mia mente fuggiva lontano , non ero più lì forse sarebbe stato meglio che anch’io non fossi più lì.
Avrei evitato giustificazioni , scuse, omissioni, banalità ma qualcosa mi tratteneva , qualcosa che ogni giorno si assottigliava , si usurava, si logorava. Ogni volta che non riuscivo a distogliere lo sguardo e leggevo la sua muta domanda qualcosa insorgeva dentro di me , una sorta di rabbia verso me stesso , qualcosa che mi faceva domandare: “ma cosa ci faccio qua ?”. Il travaglio interiore proseguiva e il piacere di condividere si era trasformato in sofferenza. Una notte quel qualcosa si fece chiaro, nitido , scacciò il sonno e si trasformò in frenesia.
Buttai alla rinfusa le mie cose in una valigia .Scrissi alcune righe, perché a volte è più facile scrivere che parlare. Parole dure come pietre, forse per farmi odiare , forse per evitare che ci fossero ripensamenti, forse per evitare di farle ancora più male. Fuggii come un codardo verso approdi conosciuti, abbandonando un fuoco ormai spento che mi ghiacciava l’anima.
Avevo bisogno di “Blues” per ritornare ad essere in me.
Non ti aspetto ..più ,vado via..per sempre
febbraio 15, 2017 § 8 commenti
Il tempo è finito, la scadenza è imminente , quella scadenza più volte rinviata , sospesa.
Le mille scuse create , le giustificazioni che ti ho trovato, il beneficio del dubbio.
Il sorriso sul tuo volto ha acceso le mie speranze le mie illusioni. La parte razionale di me ha pensato “che persona educata “, la parte fantastica ha pensato “ha qualche interesse per me”. Ogni volta gioco ai dadi con me stesso, tento la sorte e baro.
“ Se ha la gonna forse verrà all’appuntamento”
“ Se cammina sul marciapiede destro ho buone speranze”
Ai miei inviti lei è sempre vaga , mi lascia sempre un mare di speranze insoddisfatte.
Aspetto per ore e lei non si presenta, penso alle scuse che cercherà per giustificarsi ma lei non si scusa mai.
La mia parte razionale lotta strenuamente ma inutilmente ho sempre un milione di motivi per soffocarla.
Spesso fisso delle date di termine , le aspetto con ansia cerco un segno tangibile …mille segni evanescenti. Le ore scorrono liquide fisso il tempo ultimo lo aspetto come se fosse il giorno della liberazione mi sembra che oltre ci sia il baratro . Minuto dopo minuto mi sembra il lento incedere di una galea diretta verso le colonne D’Ercole dove oltre c’è solo il buio …territori sconosciuti.
Ti incontro e la tua vista mi fa battere forte il cuore , spillo le ultime gocce di coraggio e ti chiedo un appuntamento a breve termine, non posso più aspettare . Tu non neghi ma come al solito sei enigmatica .
“ non c’è più tempo per il tempo”
Ultima occasione, i pensieri sono come spilli, se alle 20,00 non sarai lì me ne farò una ragione (se ne avrò ancora di ragione).
Alle 20,00 mi ritrovo a picchiettare con le dita sul tavolo del bar davanti a un bicchiere già vuoto , gli occhi saltellano dalle lancette dell’orologio alla strada. La mente elabora mille scuse per dilatare il termine ultimo “e se realmente questa volta avesse avuto un impedimento serio, non posso buttare all’aria tutto”.
Alle 22,00 nessun impedimento può essere sufficientemente serio, la tensione si allenta , la mente improvvisamente si fa serena e ripercorre le varie fasi delle ultime settimane e un sorriso piega leggermente gli angoli della bocca affiora dalle nebbie un pensiero che allarga il sorriso e lo trasforma in risata. La cameriera mi guarda preoccupata e ne approfitto per chiedere il conto…ritorno me stesso.
“non ti aspetto più …vado via …per sempre…”
Sonia
febbraio 5, 2017 § 6 commenti
voleva essere ascoltata
Praticamente lo conosco da sempre . Io andavo alle elementari e lui alle medie, lo guardavo passare aspettando che mi degnasse di uno sguardo ma per lui ero come trasparente. Passato qualche anno , sono riuscita ad entrare nella sua compagnia , lui non era molto espansivo con me ma rispondeva alle mie domande ed era gentile.
Quando mi sorrideva sentivo una morsa stingermi lo stomaco, come quando lo vedevo con qualcuna. Lui aveva sempre una ragazza nuova , le frequentava pochi giorni , poi se ne allontanava , qualcuna rimaneva nell’orbita , usciva con qualche altro ragazzo della compagnia , altre svanivano come comete. Lui mi faceva piccole delicatezze, io mi illudevo che prima o poi si sarebbe avvicinato con i suoi occhi verdi e avrebbe posato le sue labbra sulle mie. La cosa durava poco ed arrivava con una nuova ragazza e le mie illusioni si frantumavano graffiandomi il cuore. I ragazzi avevano preso in affitto un vecchio appartamento dove si radunavano , suonavano , facevano all’amore. Vi erano solo i mobili essenziali. Vecchi tappeti e cuscini di tutti i tipi , sparsi da tutte le parti, una delle stanze era senza finestre e Rebecca ne aveva dipinto una grande con un cielo azzurro con nuvole lontane , uno stormo di gabbiani e da un lato un rampicante che sembrava invadere la stanza, mi piaceva molto quell’affresco come del resto anche Rebecca. Lei era apparsa al suo fianco , alta bionda , spavalda, frequentava il liceo artistico ed era brava con pennelli e colori. La loro relazione era durata un mese , giusto il tempo per finire l’affresco, poi era finita in una lite alla quale io avevo assistito non vista . Rebecca a voce alta chiedeva spiegazioni: “quando sei con gli altri non mi consideri” e ancora “devi scegliere o me o i tuoi amici “ . Non sentivo risposte ma lei perentoria “ se esco da quella porta non mi vedi più” . Allora sentii la sua risposta” quando te ne vai ..chiudi la porta”. Ecco lui è fatto così. Io quel giorno avevo trovato il coraggio , non si era ancora chetato l’eco delle parole di Rebecca che con uno smagliante sorriso ero entrata nella stanza e con fare indifferente ho cercato di approfittare della situazione: “ho incontrato Rebecca che usciva , mi sembrava furiosa”
Lui “ ci siamo lasciati “ e io facendo ricorso a tutto il mio coraggio “ perché non ci mettiamo insieme noi?” . Il cuore era impazzito , lo vedo mentre si alza e mi viene incontro ,la sua mano che mi accarezza , sento ancora la sua voce “non voglio farti del male” e il rombo del mio castello che crollava. Lui non me lo ha mai fatto pesare, non ne abbiamo parlato per anni. Rebecca , non era sparita era rimasta e sembrava volergliela far pagare, usciva con un suo amico e facevano vita ritirata e non era più cosi spavalda.
Io ho raccolto i cocci del mio cuore e sono rimasta nella sua ombra.
Con il tempo ci siamo allontanati ma mai persi .
Un giorno ci siamo incontrati ,Lui era sposato con figli, io uscivo con una persona che credevo sarebbe stata il mio futuro. Dopo aver ricordato i vecchi tempi ho visto i suoi occhi diventare tristi ,duri e dopo un silenzio pesante come un macigno “Stai attenta ,ti sei messa con un bastardo”.
Io non lo avevo mai visto così, rimasi senza parole mentre lui se ne andava , avrei voluto dirgli che ero in ritardo di tre settimane e che quello che Lui aveva chiamato bastardo sarebbe stato il padre dei miei figli.
Il suo avvertimento mi aveva dato da pensare e feci delle indagini. Il bastardo era sposato e aveva una figlia , mi aveva abilmente nascosto tutto , poi tutti i nodi erano venuti al pettine , mi aveva confessato tutto , mi aveva chiesto di abortire , mi aveva chiesto di non dire niente a sua moglie…che bastardo.
Ho avuto uno splendido bambino e ho incominciato a tirarlo su aiutata dai miei a causa del mio lavoro precario. Dopo un paio di anni dal nostro ultimo incontro l’ho rivisto, gli ho mostrato orgogliosa il mio bambino e ho incominciato a raccontargli tutte le scoperte del mio bimbo, Lui è uno che sa ascoltare, gli ho raccontato le mie difficoltà ,mi ha aiutato a portare in casa il passeggino e io ho messo su il caffè , mi sentivo a mio agio .
Lui ha fatto una telefonata e mi ha detto di presentarmi ad una ditta per un lavoro, ed io non so se per il lavoro o perché era tanto che volevo farlo , l’ho baciato ..ha esitato un attimo poi abbiamo fatto l’amore . Lui stava via qualche settimana poi si presentava per qualche ora ed io ero felice , il lavoro andava bene , la vita correva soffice ed avevo Lui anche se in comproprietà. Dopo qualche periodo la cosa mi andava stretta , volevo di più, lo volevo solo per me ma non sapevo come iniziare il discorso . Un giorno ho incontrato un suo amico , quasi un fratello per Lui, ho preso il coraggio a due mani per chiedere il suo aiuto. Questo suo amico non ne sapeva niente della nostra relazione ma dopo avermi ascoltato mi ha detto chiaramente “non metterlo in condizioni di dover scegliere, se vuoi troncare diglielo tranquillamente ma non dargli ultimatum”.
Quando può Lui si fa vedere , non mi ha mai chiesto niente , io ho avuto le mie storie , le mie menate , quando è con me io dimentico tutto ,gli racconto tutte le mie cose , gli racconto di mio figlio , le sue fidanzatine , gli esami all’università .
Lui sa fare all’amore, mi sa far ridere e mi sa ascoltare …
Pozzi di vuoto
Maggio 25, 2012 § 33 commenti
I visi si avvicinano fino a fermarsi ad un centimetro l’uno dall’altro, si convogliano in quel centimetro che li divide un concentrato di aspettative, in quello spazio che segna la misura tra un niente ed un bacio, uno spazio destinato a scomparire, è questione
di attesa, del piacere di un’attesa, del piacere di mantenere quel
centimetro immobile, senza fretta. Il centimetro può diventare un metro o una distanza indefinita ma quel centimetro ha stabilito che la soglia si può superare . Poi di nuovo il centimetro ripetuto è un invito e nello spazio tra le due labbra sconosciute si sente l’attrazione che si fa prepotente.
Il bacio è ineluttabile.
Dopo qualche secondo hai la sensazione di aver sprecato qualcosa di prezioso ma il braccio che ti sfiora mura le remore .
Nemmeno due ore dopo con la mente schiarita la guardo mentre si riveste, mentre raccoglie i suoi indumenti sparpagliati, mentre mi scarabocchia un numero di telefono, mentre mi dice di chiamarla , mentre guardo la sua schiena che sparisce di là della porta sento una sensazione dentro che si espande che cerco di non palesare perché sicuro fa male.
Di tutte le volte che è così, di tutte le volte che so che non me ne
frega niente, di quando mi chiedo se finirà questo peregrinare in
storie inconsistenti che ti scivolano addosso senza lasciare nemmeno
l’odore, di quando mi sembra di sentire il vuoto e di quando mi lascia vuoto.
Un vuoto costruito ad arte fuggendo e rifuggendo ogni sentore di
rapporto che possa dirsi tale, ricordando la paura provata l’ultima
volta che qualcuno mi ha detto “ti amo”, mentre facevamo l’amore e io cercavo di non guardarla e tacevo. Solo le passavo la mano sulle labbra e pensavo:
“Cazzo , come sprechi il tuo amore …io proprio no”.
E quando sento la porta che si chiude dietro di lei ciò che rimane è un numero di telefono, che probabilmente non chiamerò e quella sensazione di vuoto collegata a quel gusto un po’ amaro e il pensiero che non è così che si costruisce un amore ma solo un pozzo di vuoto.
infundibulo cronosinclastico
Maggio 20, 2012 § 33 commenti
Cos’è un infundibulo cronosinclastico?
È un luogo dello spazio dove le diverse facce della verità si incontrano e convivono, dove le nozioni di tempo e spazio non hanno più senso
Il ronzio della suoneria è insistente, guardo il display e vedo il tuo numero. Cazzo, potrei denunciarti per stalking ,dopo che ci siamo lasciati mi avrai mandato un mare di sms farneticanti, forse è venuto il momento di metterci sopra una pietra , anzi una lapide.
“pronto”
“Eccoti, va bene che ci siamo lasciati ma… telefonare qualche volta? Sai anche Cinzia era preoccupata…sei sempre più stronzo…”
La calma piatta ha un tremito, la scatola cranica rimbomba come dopo aver sentito una fucilata. L’insulto gratuito viaggia con forza sconosciuta e rimbalza come una pietra piatta sul lago di parole dove le onde concentriche si propagano senza soluzione di continuità. Queste onde creano un effetto domino , sgretolano le frasi , corrodono le parole , sviluppano una effervescenza dove si sciolgono le sillabe , i dittonghi si contrappongono ai trittonghi in lotte efferate trasformandosi in bolle che esalano iati. Singole lettere vagano cerando di non calare a fondo. La mente cerca di ricomporre le frasi perdute in uno sforzo inutile, le lettere sciolte in un liquido amniotico cadono in un infundibulo cronosinclastico. In questo luogo le diverse facce della verità si incontrano e convivono e le nozioni di tempo e di spazio non hanno più senso. I polmoni sono in attesa di ordini dalla mente , ordini che tardano . La mente è quasi persa , annaspa , sussulta, cerca sprazzi di lucidità. Gli alveoli sono contratti in attesa di emettere il fiato che faccia vibrare le corde vocali e esse possano emettere suoni intelligibili. Uno spasmo emette un leggero refolo di aria esausta, una leggera vibrazione si mette in moto. Lettere scomposte risalgono con fatica il corridoio della gola , sillabe inconsulte inciampano in grumi di nicotina , le consonanti scivolano su pozzanghere di catrame artigliate a consonanti sbilenche. Parole dal senso incompiuto strisciano sulla glottide indifferente all’evento.
Iati inopportuni si elevano in contrapposizione a formazioni di consonanti gutturali, perdono forza come in un rantolo aspettando che il fiato dia loro forza, incespicano e si sgretolano, parole dalle forme nuove precipitano nel condotto annegando nei succhi gastrici senza un gemito. Il sistema indipendente del Gransimpatico reagisce in automatico , manda segnali a stimolare i nervi . Le pupille si induriscono, i polmoni si rilasciano , il fiato ripercorre condotti usuali. Le lettere si aggregano scollandosi dal vischio della saliva, si uniscono come in un gomitolo pronto a srotolarsi. Le corde vocali vengono attivate . La scala dei toni viene spianata ,resta solo un mono tono che risale quasi rombando si trattiene un attimo nella gola strozzata , incrina l’infundibulo e prorompe come una esplosione perdendo gli spazi. I sistemi di articolazione degli organi si apprestano ad emettere suoni ma le consonanti si mischiano ,le gutturali prevalgono sulle palatali lasciando spazio alle labiali che si scontrano con le dentali, le nasali si arrendono e inizia la fusione. Le parole magicamente prendono senso compiuto e come una liberazione escono di botto:
”mavaffanculovatuequellaltrazoccoladellamicatua”
Vita disordinata
Maggio 9, 2012 § 67 commenti
Basta, devo mettere ordine nella mia vita.
Pensieri sparsi, serie di fatti inconcludenti.
Ho necessità di ordine ,i pensieri vanno indietro nel tempo , si accavallano , perdono la sequenza dei fatti , la cronologia temporale si sfuoca.
Storie inconcludenti , fatue , lasciano spazio a sequenze ben determinate come se volessero segnalarmi qualcosa , ho bisogno di qualcosa di certo , di definitivo.
Nella mia vita ora regna la confusione , non riesco a governare le energie.
La comunicazione è in uno stato pietoso, sparso , con risultati poco incoraggianti . Si rasenta la staticità , la lentezza di collegamento mi snerva , ci sono lentezze che mi esasperano .
Ho bisogno di ordine nella mia vita.
Non parliamo del lato economico che fluttua quasi a livello giornaliero, mi lascia perplesso e la confusione regna sovrana ,non ho governo e la mente si arrovella , cerca soluzioni.
La vita ci propone resoconti a cadenze predefinite e io mi ci sto perdendo , devo porre freno a questa caduta, devo decidermi.
Ho urgenza di ordine nella mia vita.
Fatti salienti della mia vita , punti fermi, capisaldi mi stanno fuggendo , si nascondono sotto a strati di inutili orpelli . Si accumulano informazioni senza nesso e senza senso coprendo le certezze e ne alterano i contorni lasciandomi dubbi.
Non posso rimandare ,l’ordine nella mia vita è vita.
Ho deciso domani vado all’ IKEA e compero Micke la cassettiera, così potrò ordinare tutte le bollette e fatture.
Finalmente un po’ di ordine nella mia vita
Riflessioni
aprile 30, 2012 § 16 commenti
Pongo una domanda: come possiamo mantenere brandelli di umanità nella realtà disgregata, desolata, di fronte ad un futuro incerto?
Lo si può fare solo con la nostra creatività, recuperando la cultura, il senso della storia degli uomini. Quando la ragione sembra persa e ovunque domina la paura, l’inquietudine, coperte da superficialità, mancanza di valori, incapacità a pensare con la propria testa, soggiacenza al pensiero dominante come è ragionevolmente possibile ritrovare una libertà di pensiero e la capacità di esserne veicoli?
Secoli di letteratura di riflessioni filosofiche, di teorie ci parlano in questo senso: Eschilo, Sofocle, Socrate, Euripide, Agostino, Dante, Dostoevskij, Kafka, Marx, ecc. i Vangeli che ci raccontano addirittura di un Cristo venuto in terra per sollevare i mortali dalla colpa, si perché di colpa si tratta. Possiamo ipotizzare che il groviglio oscuro della colpa sia all’origine di situazioni di violenza e di scontro di gruppo assai complesse e non facili da dipanare. Nelle generazioni, nella famiglia, nel gruppo, nella società si possono cogliere i livelli più primitivi della colpa. Negazioni, annullamento, proiezioni nell’altro questa sembra essere la vicenda propria della colpa. La colpa è sempre di qualcun altro, e quando il principio etico di assunzione di responsabilità viene meno, cade il fondamento stesso della vita civile e si entra nel caos.
Togliere il velo nero della colpa significa quindi prenderci la responsabilità in prima persona, rintracciare un metodo di pensiero, portare un esempio, incanalare la nostra passione verso la ricerca e la diffusione di cultura, di bellezza, apertura verso il sublime. Questo ci permetterà di non essere schiavi dell’ideologia dominante, di affermare la nostra libertà di esseri umani e forse trovare un convivere civile degno.
I Greci la chiamavano eudaimonia, sottolineando la protezione di un buon demone, e la consideravano la condizione in qualche modo normale della vita, che è la realizzazione, gioia, soddisfacimento in una dimensione che riguarda sì gli agi esterni e il benessere corporale, ma anche e soprattutto l’interiorità dell’uomo. Tutti gli uomini tendono all’eudaimonia e la considerano il fine della vita, sottolinea Aristotele nelle sue lezioni di etica, riprendendo l’insegnamento socratico e platonico. Riappropriamoci di questo principio fondamentale abbiamo a disposizione uno strumento forte, il blog.
Fiori&spine
marzo 5, 2012 § 6 commenti
Sto
scrivendo su fogli di niente parole di vento, sento la tua presenza
vicino a me. Sei seduta lì di fianco, io continuo ad ignorarti perché
so che mi stai guardando. Scrivo parole sull’acqua, punti interrogativi
nell’aria, evito di guardarti , scelgo il buio, cammino sugli specchi.
Sento i tuoi occhi su di me, intensamente, che cercano di penetrarmi, che sembrano parlarmi tra i pensieri.
Ti offro la mia pelle , scrivi i tuoi sogni , incidi la tua memoria.
E i tuoi occhi sono lì, infatti, su di me. Ancora fermi, ancora intensi , brillano
Voglio sentire sulla mia pelle lo scorrere del tuo essere, il fluire dei sensi, il graffi sulla mia anima.
Il silenzio è pesante, un muro alto, spesso.
Nulla passa , sei liquida , nessun graffio , nessuna scritta . La mia pelle resta intonsa, nessun scritto.
I tuoi occhi sono opachi, il brillio è scomparso ,oppure ho creduto di vederlo , una illusione, non sento nulla tra i pensieri.
La tua presenza diventa un peso, il tuo sguardo un dardo fastidioso.
Basta un niente e la prospettiva muta i fiori in spine. Mi allontano senza guardarti , la tensione scema , devo andare lontano
perdermi nella moltitudine ,bere le emozioni che tu non mi sai dare.
Sfiorita nell’illusione che il tempo non passi e si possa sempre recuperare quello che si perde.
Tu hai perso ma io non ho vinto.
Ci perderemo in altre illusioni, cercheremo visi tra la folla nella speranza di trovare l’altra metà della mela ,
ci perderemo nel fondo di qualche bicchiere aspirando emozioni a poco prezzo.
Raccoglieremo un pezzo d’amore tra gli sgabelli di qualche bar, calpesteremo i cocci di una dignità a brandelli.
Io ho perso ma tu non hai vinto.
Non sento più la tua presenza, sento il vuoto, sento il freddo, sento la mancanza, sento il rumore di illusioni che rotolano
Che si infrangono, si spezzano, si frantumano , si feriscono.
Vaghiamo in cerca di altre illusioni, le costruiamo senza fondamenta, oscillano instabili.