Cambiare musica

febbraio 17, 2017 § 3 commenti

Samba o Blues

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Seduto nel soggiorno, guardavo i suoi movimenti eleganti senza affettazione, una eleganza innata , addestrata e perfezionata e mai dimenticata.
Si muoveva sicura e sotto le sue vesti indovinavo i suoi fianchi , la sua carne soda, le braccia tornite. Pensavo ai mesi trascorsi insieme che erano passati veloci , intensi e a quel giorno in cui si era rotto qualcosa, ma era inevitabile , prima o poi doveva succedere, era solo questione di tempo .Fino ad allora avevo evitato di pensarci, lo avevo escluso dai miei pensieri ma quella frase gettata lì mi aveva creato un attimo di panico, avevo evitato la risposta , avevo preso tempo ma era come se si fosse evidenziata la data di scadenza e bisognava prenderne coscienza. La sentivo parlare, modulando la voce come se volesse compensare quel diaframma che era sorto tra noi , una sorta di disagio. Il ritmo del samba copriva i rumori di fondo era stato la colonna sonora che ci aveva accompagnato. Rispondevo con monosillabi alla sua conversazione , evitavo di guardarla negli occhi dove leggevo la sua muta domanda e a quella non avevo risposte era meglio rispondere a parole. La mia mente fuggiva lontano , non ero più lì forse sarebbe stato meglio che anch’io non fossi più lì.
Avrei evitato giustificazioni , scuse, omissioni, banalità ma qualcosa mi tratteneva , qualcosa che ogni giorno si assottigliava , si usurava, si logorava. Ogni volta che non riuscivo a distogliere lo sguardo e leggevo la sua muta domanda qualcosa insorgeva dentro di me , una sorta di rabbia verso me stesso , qualcosa che mi faceva domandare: “ma cosa ci faccio qua ?”. Il travaglio interiore proseguiva e il piacere di condividere si era trasformato in sofferenza. Una notte quel qualcosa si fece chiaro, nitido , scacciò il sonno e si trasformò in frenesia.
Buttai alla rinfusa le mie cose in una valigia .Scrissi alcune righe, perché a volte è più facile scrivere che parlare. Parole dure come pietre, forse per farmi odiare , forse per evitare che ci fossero ripensamenti, forse per evitare di farle ancora più male. Fuggii come un codardo verso approdi conosciuti, abbandonando un fuoco ormai spento che mi ghiacciava l’anima.

Avevo bisogno di “Blues” per ritornare ad essere in me.

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Samba o Blues

marzo 1, 2012 § 2 commenti

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Seduto nel soggiorno, guardavo i suoi movimenti eleganti senza affettazione, una eleganza innata , addestrata e perfezionata e mai dimenticata.
Si muoveva sicura e sotto le sue vesti indovinavo i suoi fianchi , la sua carne soda, le braccia tornite. Pensavo ai mesi trascorsi insieme che erano passati veloci , intensi e a quel giorno in cui si era rotto qualcosa, ma era inevitabile , prima o poi doveva succedere, era solo questione di tempo .Fino ad allora  avevo evitato di pensarci, lo avevo escluso dai miei pensieri ma quella frase gettata lì mi aveva creato un attimo di panico, avevo evitato la risposta , avevo preso tempo ma era come se si fosse evidenziata la data di scadenza e bisognava prenderne coscienza. La sentivo parlare, modulando la voce come se volesse compensare quel diaframma che era sorto tra noi , una sorta di disagio. Il ritmo del samba copriva i rumori di fondo era stato la colonna sonora che ci aveva accompagnato. Rispondevo con monosillabi alla sua conversazione , evitavo di guardarla negli occhi dove leggevo la sua muta domanda e a quella non avevo risposte era meglio rispondere a parole. La mia mente fuggiva lontano , non ero più lì forse sarebbe stato meglio che anch’io non fossi più lì.
Avrei evitato giustificazioni , scuse, omissioni, banalità ma qualcosa mi tratteneva , qualcosa che ogni giorno si assottigliava , si usurava, si logorava. Ogni volta che non riuscivo a distogliere lo sguardo e leggevo la sua muta domanda qualcosa insorgeva dentro di me , una sorta di rabbia verso me stesso , qualcosa che mi faceva domandare: “ma cosa ci faccio qua ?”. Il travaglio interiore proseguiva e il piacere di condividere si era trasformato in sofferenza. Una notte quel qualcosa si fece chiaro, nitido , scacciò il sonno e si trasformò in frenesia.
Buttai alla rinfusa le mie cose in una valigia .Scrissi alcune righe, perché a volte è più facile scrivere che parlare. Parole dure come pietre, forse per farmi odiare , forse per evitare che ci fossero ripensamenti, forse per evitare di farle ancora più male.  Fuggii come un codardo verso approdi conosciuti, abbandonando un fuoco ormai spento che mi ghiacciava l’anima.

Basta Samba avevo bisogno di “Blues” per ritornare ad essere in me.

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